Edoardo Albinati

immagine per Edoardo Albinati In concorso con:
2016: La scuola cattolica, Rizzoli

Edoardo Albinati nasce a Roma nel 1956. Da quasi trent’anni lavora come insegnante nel penitenziario di Rebibbia. Dal 1984 entra a far parte della rivista «Nuovi Argomenti» dove pubblica i suoi primi scritti. Esordisce nel 1988 con la raccolta di racconti Arabeschi della vita morale seguita dal Il polacco lavatore di vetri (1989; romanzo da cui il regista Peter Del Monte ha tratto il film La ballata del lavavetri), Orti di guerra (1997), Sintassi italiana (2001), Svenimenti (2004, Premio Viareggio) e Tuttalpiù muoio (2006, con F. Timi). Nei primi anni 2000 lavora presso l’Alto commissariato ONU per i rifugiati in Afghanistan e partecipa a una missione dell’UNHCR in Ciad, pubblicando reportage sul «Corriere della Sera», «The Washington Post» e «La Repubblica». Da questa esperienza nasce il libro Il ritorno. Diario di una missione in Afghanistan (2003, Premio Napoli). Ha tradotto numerosi autori anglofoni tra cui William Shakespeare, Vladimir Nabokov e Robert Louis Stevenson e scritto diverse sceneggiature per il cinema collaborando con registi come Marco Bellocchio e Matteo Garrone. Tra le opere più recenti si ricordano: La scuola cattolica (2016, Premio Strega), Un adulterio (2017), il saggio Cronistoria di un pensiero infame (2018), Cuori fanatici. Amore e ragione (2019), Desideri deviati. Amore e ragione (2020), Velo pietoso. Una stagione di retorica (2021) e La tua bocca è la mia religione (2022).

foto di Musacchio&Ianniello. AUTORItratti

Intervista all’autore

Ricorda qual è stato il primo libro che ha letto?

E come faccio a ricordarmelo? Tra i primi ce n’è sicuramente uno che s’intitolava Pirati, corsari e filibustieri. Ho nella memoria le sue nitide illustrazioni. Immagini splendide aveva anche l’enciclopedia per ragazzi Il mio amico, edita da Garzanti, specie il primo volume, Miti, leggende e fiabe. Quei disegnatori erano dei veri artisti. E le riduzioni, poniamo, dei Nibelunghi o del Mahabharata, o dei miti greci, erano perfette, fedelissime.

Ci sono scrittori con cui sente di essere in debito?

La lista sarebbe lunga. Proprio per questo, peraltro, non ho uno scrittore-mito, uno scrittore-guida. Ho rubato da quasi tutti quelli buoni che ho letto. E parecchio anche dai meno buoni.

Ci racconti in breve una sua giornata tipo di quando scrive.

Potrei disegnare di una giornata ideale, che consiste nello svegliarsi, scendere a mare, nuotare per un’ora, tornare a casa, scrivere interrompendosi solo per bere caffè o vino bianco, mangiare e sdraiarsi sul letto, con la mia bella, ogni tanto. Poi al tramonto tornare in acqua. Purtroppo di giornate così in un anno ce ne saranno cinque o sei.

Cosa le piace del suo lavoro di scrittore e cosa non le piace?

Mi piace l’esitazione, l’oscillazione che si spalanca andando a capo. Le possibilità aperte nella formulazione della frase successiva. Non mi piace quello che ho scritto quando lo rileggo.

Qual è stata la molla che l’ha spinta a scrivere il suo ultimo libro?

Una miscela di calma, risentimento, ardore, malinconia e curiosità. Con in più la sensazione, netta, che mi toccasse farlo.

 

 

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