Maionese, ketchup o latte di soia, Camelozampa
Gaia Guasti è nata a Firenze e si è trasferita a Parigi a 18 anni. Da allora non ha più lasciato la Francia, dove lavora come sceneggiatrice e come scrittrice per ragazzi.
Intervista all’autrice
Ti ricordi qual è stato il primo libro che hai letto?
Da bambina leggevo moltissimo. Di tutto. Mentirei se dicessi che mi ricordo il primo libro che ho letto. Ma ci sono tre o quattro albi illustrati per bambini che mi sono rimasti particolarmente impressi, che ho letto e riletto da piccola prima di leggerli e rileggerli alle mie figlie oggi, e che amo ora come allora, anzi forse anche di più: La vera storia dei bonobo con gli occhiali, Rosaconfetto e Melaracconti, pubblicati dalla casa editrice “Dalla parte delle bambine” (basta questo per capire la linea editoriale!).
E poi quello forse più importante per me, Chiara, la bambina che aveva un’ombra ragazzo, che ho scoperto poi essere una traduzione di un testo francese, dove la protagonista si chiama Julie. Tra i primi romanzi, mi ricordo un libro che mi aveva colpito particolarmente, Maja delle streghe.
E poi Rodari, Calvino, Dumas…
Perché e quando hai deciso di scrivere un libro per ragazzi?
Non credo di aver deciso a tavolino: “ecco, adesso scrivo un libro per bambini”. Il testo è venuto fuori così. Sicuramente perché grazie alle mie figlie avevo riscoperto, ma dal punto di vista di un’adulta, la letteratura per ragazzi.
Ci sono degli autori o un autore in particolare che hanno influenzato il tuo lavoro di scrittore?
È difficile isolare un autore in particolare, in fondo noi tutti siamo influenzati in modo continuo da tutto ciò che viviamo, vediamo, leggiamo…
Ma se dovessi proprio scegliere, direi il realismo magico latinoamericano.
Raccontaci in breve una giornata tipo di quando scrivi.
È semplice: scrivo tutto il giorno, appena posso. Ma per concentrarmi ho bisogno di solitudine. E ho scoperto che il miglior modo di essere soli è di svegliarsi alle 5 di mattina. Dalle 5 alle 7 non ti disturba nessuno. Per me è il momento ideale per scrivere.
Cosa ti piacerebbe che pensassero i lettori una volta terminato il tuo libro?
Quello che vogliono. E se possibile, ognuno una cosa diversa. I libri dovrebbero sviluppare il senso critico e la capacità di riflettere con la propria testa, no?
Che cosa consiglieresti a un tuo lettore che volesse scrivere un libro?
Di guardarsi intorno: il mondo è pieno di storie da raccontare.