Sin dalla nascita il Premio Strega è stato indice dei gusti letterari degli italiani. I libri premiati, dal 1947 a oggi, raccontano il nostro Paese documentandone la lingua, i cambiamenti, le tradizioni.

I libri proposti dagli Amici della domenica

Invernale
proposto da:
Sandro Veronesi
«Ci sono libri così belli da sbalordire. Cos’hanno in più degli altri? Magari l’autore ha già scritto altri libri molto belli, è una figura nota, apprezzata, i suoi punti di forza sono ben conosciuti e la qualità della sua scrittura non dovrebbe sorprendere nessuno: eppure in quei libri lo fa, sorprende, sbalordisce. Perché? Perché tutt’a un tratto sembra che quell’autore sia nato per scrivere quel determinato libro, e che tutti gli altri che ha scritto prima non siano stati altro che un passo per arrivare a scriverlo? Io non so rispondere a queste domande, ma so che ogni volta che apro un libro, ogni santa volta, in cuor mio spero che si tratti di uno di quei libri, così da ritrovarmi ancora una volta sbalordito per la bellezza e confuso in questo mistero. Invernale di Dario Voltolini è uno di quei libri. La bravura di Voltolini è nota. La luminosità della sua scrittura è nota. La genialità del suo modo di raccontare il mondo è nota. Eppure nessuno dei suoi libri precedenti mi aveva sbalordito come questo – ed è per condividere il mio sbalordimento che ho deciso di presentarlo per l’edizione 2024 del Premio Strega. È un libro che parla di nostro padre, sapete. Del nostro padre macellaio che esce dalla cella frigorifera con la bestia sulla spalla, che le mozza la testa col coltellaccio e che grida solo per un istante sopra al vocio della gente quando per sbaglio si stacca un dito con un fendente. Ricordate? Parla del padre di noi tutti, invincibile, invulnerabile, che lavora senza sosta mentre noi studiamo; del nostro padre generoso che regala la carne agli zingari; del nostro padre immortale che si ammala e muore, d’estate, ancora giovane, lasciandosi dietro un tempo supplementare lungo ormai più di quarant’anni nel quale continua a sfrecciare nei nostri sogni al volante della sua Lancia. Parla di Gino, questo romanzo bellissimo, di nostro padre Gino Voltolini.» (S.V.)
immagine per Le stanze dei giardini segreti
proposto da:
Paolo Ferruzzi
«Ho letto tanti libri in questi ultimi mesi ma senza ritrovarmi in alcuno di essi. Poi ho letto un libro che mi ha fatto volare con le ali della fantasia al soffio del vento che nel vortice porta con sé cose e fogli con parole scritte. Come il vento dell’uomo dal cappello dalle larghe tese nere, come il vento di Manalive di G.K.C. Ricordate come in Manalive Innocenzo nasce? Dal vento! Da quel vento che si leva alto a occidente come un’onda d’irragionevole felicità portando con sé “il nevoso aroma delle foreste e la gelida ubriachezza del mare e che in mille buchi e cantucci ristora la gente come un boccale di vino fresco e la sorprende come una percossa”. Da quel vento che “nelle stanze più riposte di case labirintiche e recondite, suscita come un’esplosione domestica e semina l’impiantito di fogli professorali, tanto più preziosi quanto più fuggitivi”. E risveglia drammi in esistenze senza dramma, e suona le trombe della crisi sul mondo. Da quel vento che giunge, spacca il cielo e scarica a destra e a sinistra la nuvolaglia e spalanca le grandi fornaci radiose dell’oro serotino. E il vento nelle Stanze dei giardini segreti di Nevio Casadio, irrompe come un meteorite improvviso può cadere in una Romagna a me sconosciuta, in una “Marmont” sperduta, in un mulino abbandonato come nella “Zona” tarkovskijana dove la forza dei sogni fa smuovere i bicchieri ricolmi di vino rosso alle more. E ho letto un libro a voce alta per chi mi stava vicino e ancora di nuovo per chi lontano ascoltava senza essere veduto e che ne voleva risentire brani perduti del “bacio dell’innocenza”, l’eco nella “stanza del cimitero dei nomi abbandonati” e il soffiare “su quelle lettere scomposte e disegnate nell’aria, come per dire che tutto vola via e che sotto quelle lettere non c’era niente, fumo e basta”. E ho letto un libro e mi sono sentito, in un’isola felice sul mare, in un mulino quale custode “dei resti di gente sfiorita” e di “luoghi dove incontrare sé stessi lungo il filo dei sogni”. E ho letto un libro dove si anagramma la realtà per raccontare, in una stanza vuota, la storia ancora più vera del “saliorgezivo” evocato nella struggente amicizia neppure intaccata “dall’invidia della terza sigaretta accesa”. E ho letto un libro che idealmente colloco tra le cose care nella “stanza degli amici” perché mi possa aiutare a trasformare la bruttura in bellezza, l’inutile in fantastico, il bistrattato in meraviglia, perché Le stanze dei giardini segreti è poesia e fantasia, è tutto ciò che aiuta per essere “l’autore dei propri sogni”.» (P.F.)
un condominio
proposto da:
Angelo Piero Cappello
«Il romanzo di Pamparana racconta, sia pure nei termini di una fantasiosa e libera ricostruzione, quella che potrebbe essere la storia di una nuova emergenza sanitaria di tipo pandemico. Le vite quotidiane dei tranquilli abitanti di un condominio vengono travolte dallo sputo di un cammello. Già, perché in un luogo imprecisato di un imprecisato deserto un giorno, anch’esso imprecisato, un cammello fa un grande starnuto infettando, così, l’erba dell’oasi in cui l’animale si trova. Quell’erba infettata verrà brucata da una animale che contrarrà il virus, che di animale in animale giungerà fino a infettare nuovamente gli uomini. E così, con questa infezione che si estende e passa di uomo in uomo, la tranquilla e monotona vita degli abitanti di un condominio in una città del Nord subirà una svolta improvvisa e traumatica. Con una scrittura piana e semplice, non di rado velata da un sorriso ironico e talvolta satirico, Pamparana ci porta nei meandri di una quotidianità relazionale ordinaria che, travolta da un evento straordinario, lascia emergere tutti i limiti e i paradossi delle nostre relazioni psicologiche, i tic, le manie, le confortanti abitudini entro le quali siamo quotidianamente rifugiati: quando accade che quel rifugio si rompa per cause da noi indipendenti, ci ritroviamo nudi a fare i conti con una realtà assai difficile da gestire.» (A.P.C.)
L'ultimo treno da kiev
proposto da:
Gianni Maritati
«Con uno stile aderente alla crudezza della realtà raccontata, il romanzo ricostruisce in modo doloroso la fuga di tante donne ucraine dalla fame e dalla guerra. Con gli occhi di Irina, la protagonista costretta a lasciare il suo Paese per cercare in Italia un nuovo futuro insieme a sua figlia, possiamo vedere le piaghe dell’immigrazione clandestina, lo strapotere delle mafie, le scosse terribili dello sradicamento culturale. Un viaggio, quello di Irina, verso la libertà e l’emancipazione. I personaggi sono memorabili. Da sottolineare la partecipazione affettuosa ma mai invadente dell’autrice a un grande dramma del nostro tempo.» (G.M.)

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29 Febbraio 2024

Venerdì 5 aprile sarà annunciata la dozzina in una conferenza stampa che si terrà presso la Camera di Commercio di Roma nella Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriano

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