Hachiko. Il cane che aspettava, Albe Edizioni
Lluís Prats Martínez (Terrassa, Spagna, 1966) ha studiato Storia dell’arte e Archeologia all’Università autonoma di Barcellona e all’Università di Girona. Per alcuni anni si è dedicato alla ricerca e all’insegnamento, nella scuola primaria e in quella secondaria. Ha lavorato come curatore di libri d’arte e come produttore cinematografico a Los Angeles (California). Ha scritto saggi, libri d’arte e romanzi storici. È autore di numerosi libri per bambini e ragazzi tradotti in più di dieci lingue. Questa è la prima delle sue opere a essere pubblicata in Italia.
Intervista all’autore
Ti ricordi qual è stato il primo libro che hai letto?
Perfettamente. È stato El zoo de Pitus, una storia molto bella di solidarietà ambientata nel quartiere Raval di Barcellona. Ricordo che lo leggemmo in classe con la signorina Eulalia. Ci fece amare questa lettura.
Perché e quando hai deciso di scrivere un libro per ragazzi?
Insegnavo in una quinta elementare, il venerdì pomeriggio è un momento difficile per i maestri… (sanno bene di cosa parlo). Prima di ritornare a casa, per mezz’ora, raccontavo una storia che durava tutto l’anno e a loro piaceva. A volte finivo di raccontarla, tutti seduti in cortile, l’ultimo giorno di scuola. Così ho iniziato a scrivere.
Ci sono degli autori o un autore in particolare che hanno influenzato il tuo lavoro di scrittore?
I classici: Dahl, Ende, Tolkien. Oggi sarebbero David Wallians e altri.
Raccontaci in breve una giornata tipo di quando scrivi.
Riesco a scrivere due o tre ore al giorno e i fine settimana di più perché continuo a insegnare a “tempo pieno” in una scuola superiore di Barcellona. Scrivo sempre ascoltando musica, soprattutto colonne sonore di film perché mi ispirino nel processo creativo.
Cosa ti piacerebbe che pensassero i lettori una volta terminato il tuo libro?
Che hanno imparato qualcosa e che si sono emozionati. Mi piacerebbe che da grandi ricordassero questo libro che hanno letto da piccoli e che conservassero nel cuore questa storia.
Che cosa consiglieresti a un tuo lettore che volesse scrivere un libro?
Ne darei due. Uno: non arrendersi mai. I sogni (pubblicare un libro è un sogno) sono difficili da raggiungere. Due: scrivere e riscrivere il romanzo cento volte, se necessario, fino a rimanere soddisfatto del risultato. Non deve preoccuparsi di cancellare o strappare fogli. Io ho imparato così.