Il riscatto di Dond, uovonero
Siobhan Dowd (1960-2007) è una delle voci più sensibili e profonde della letteratura anglosassone contemporanea per ragazzi. Come attivista del PEN Club International si è battuta contro la censura nei confronti degli scrittori in numerosi paesi del mondo.
I quattro romanzi per ragazzi che è riuscita a completare nel corso della sua breve vita, molto diversi l’uno dall’altro, hanno ottenuto numerosi premi e riconoscimenti. La bambina dimenticata dal tempo ha vinto nel 2009 la prestigiosa Carnegie Medal, il più importante riconoscimento per la letteratura per bambini e ragazzi in lingua inglese. Con Il mistero del London Eye ha vinto in Italia il Premio Andersen 2012 come miglior libro oltre i 12 anni. Il riscatto di Dond è il suo ultimo capolavoro postumo.
Poco prima della sua morte ha creato una fondazione che porta il suo nome, la Siobhan Dowd Trust, che lavora per consentire l’accesso alla lettura a bambini svantaggiati.
Da un’intervista all’autrice
Sono nata da genitori irlandesi e sono la più giovane di quattro sorelle. Sono cresciuta in un sobborgo a sud di Londra dove, nonostante gli autobus rossi e le cassette postali rosse, l’Irlanda mi è entrata nelle viscere. Siamo state educate come cattoliche irlandesi, abbiamo frequentato scuole cattoliche con altri irlandesi cattolici, e abbiamo trascorso le nostre magiche estati dell’infanzia a giocare con i nostri cugini irlandesi nella contea Irlandese di Waterford. Lì vivevamo in un cottage sperduto senza né acqua né elettricità. Ci lavavamo con acqua piovana raccolta in barili e leggevamo alla luce delle lampade a gas.
Ci piaceva paragonarci alle quattro ragazze di Piccole donne, il che significava che io ero quella viziata, Amy.
Dall’età di sette anni, ho scribacchiato poesie, storie di fantasmi e storie di mistero e ho completato il mio primo romanzo all’età di nove anni. Era la storia di Anne, la figlia di un locandiere tormentato di Betlemme. Ma ho capito che il mio desiderio di scrivere sarebbe stato al centro della mia vita soltanto quando sono diventata grande.
Con un percorso lungo e tortuoso, ho finalmente raggiunto questo obiettivo. Mentre frequentavo l’Università a Oxford e studiavo i classici, lavoravo per promuovere i diritti umani per l’associazione di scrittori PEN, facevo un master in scienze sociali, e vivevo su entrambi i lati dell’Atlantico (ho lavorato per il PEN American Centre a New York tra il 1990 e il 1997), stavo sempre scrivendo qualcosa. Ho scritto diari, lettere, intrattenimenti per i compleanni dei miei nipoti, così come centinaia di articoli di saggistica e recensioni per quotidiani e riviste. In un cassetto segreto, ho tenuto un pantagruelico manoscritto incompiuto per adulti: l’ho riscritto quattro volte prima di accantonarlo.
Poi ho presentato un breve racconto su un giovane viaggiatore irlandese per Skin Deep, un’antologia sul razzismo rivolta a giovani adulti (Puffin, 2003). Che gioia quando è stato accettato! Incoraggiata, ho scritto A swift pure cry (Le rose di Shell) in tre intensi mesi nell’autunno del 2004.
La storia è stata ispirata da due eventi sconvolgenti che si sono verificati in Irlanda nel 1984. Il primo fu la tragica morte di Anne Lovett, una ragazza di 15 anni. Incapace di chiedere aiuto quando scoprì di essere incinta, morì di freddo e di emorragie nel tentativo di dare alla luce suo figlio in una grotta dedicata alla Vergine Maria nel villaggio di Granard, nella contea di Longford. Il suo bambino morì. I membri della comunità dichiararono in loro difesa di essere stati all’oscuro della situazione. Il secondo caso è stato quello dei “bambini di Kerry”. Un neonato fu ritrovato con più coltellate, abbandonato su una spiaggia della penisola di Dingle nella Contea di Kerry. La polizia accusò dell’infanticidio Joanne Hayes, una donna di 20 anni che si sapeva essere incinta e che non era sposata. Lei disse di aver seppellito il proprio neonato, che era nato morto, in un campo nei dintorni. Non voglio descrivere qui il bizzarro susseguirsi di eventi che ne seguirono, ma le conseguenze furono un tribunale indipendente e un furore a livello nazionale. A oggi, l’assassino del bambino accoltellato e le sue origini rimangono un mistero.
Forse è stata la sensazione inquietante di qualcosa di irrisolto in queste tragedie che mi ha spinto a scrivere A Swift Pure Cry. Quel che è certo è che la storia sembrava scriversi da sola. Shell Talent e la sua (del tutto fittizia) storia di perdita e di scoperta devono essere rimaste in incubazione nella fondo della mia mente per 20 anni.
Oggi, ogni giorno in cui non scrivo lo sento come un giorno sprecato. Non penso mai che una storia sia finita fino a quando non ho scritto l’ultima frase. Ed è sempre un miracolo se riesco a metterla giù prima di essere investita da un TIR.
La tranquilla bellezza di Oxford, dove vivo e un marito spiritoso e gentile mi impediscono di essere così disastrosa da non poter scrivere del tutto. Sono attualmente a metà del mio quarto romanzo (La bambina dimenticata dal tempo, N.d.T.)… e faccio molta attenzione ad attraversare la strada.
Traduzione a cura di uovonero
Da Random House: gli insegnanti @ Random “Spotlight On Siobhan Dowd”
Fonte http://westwoodyoungadultbookclub.blogspot.it/2010/01/from-interview-with-siobhan-dowd.html