Quella peste di Sophie, Donzelli
La contessa di Sègur nacque a San Pietroburgo nel 1799 e nel 1817 si trasferì in Francia con la famiglia. Cresciuta nei salotti letterari parigini, sposò nel 1819 il conte di Ségur, da cui ebbe otto figli. Fu solo all’età di 57 anni che pubblicò i suoi primi racconti e di lì a poco, nel 1858, Quella peste di Sophie.
Intervista all’illustratrice, Sophie de la Villefromoit
Ti ricordi qual è stato il primo libro che hai letto?
Sì assolutamente, il primo libro che ho “letto” con gli occhi da bambina e che conservo gelosamente è Matilda illustrata da Giuseppe Giordano. Da allora amo i topolini e senza dubbio è a causa di questo libro che amo tanto l’universo di Beatrix Potter e Jill Barklem. Ho anche avuto l’occasione di illustrare la fiaba Mignolina di Hans Christian Andersen, all’interno della quale ho avuto il piacere di disegnare una signora topolina.
Perché e quando hai deciso di illustrare un libro per ragazzi?
Da quando ne ho memoria ho sempre avuto il bisogno di disegnare. Ho ritrovato da mia nonna una poesia che ho scritto e illustrato a 7 anni. Quando leggo un testo o mi racconto una storia innanzitutto immagino i disegni che potrebbero illustrarla. È fantastico poter offrire ai lettori la propria visione della storia! Si riesce a coinvolgerli nel proprio universo, proprio come fa un regista.
Ci sono degli autori o un autore in particolare che hanno influenzato il tuo lavoro di illustratrice?
Il primo artista che mi ha ispirato è stato Gustav Klimt che ho scoperto da adolescente durante un viaggio a Vienna. Ho subito un vero e proprio shock. Il secondo artista che mi ha veramente influenzato è Mark Ryden quando ho visto il suo quadro The Debutante. Sono anche una grande fan di Arthur Rackham e Edward Gorey. Mentre per quel che riguarda gli autori contemporanei sono una fervente lettrice dei romanzi di Neil Gaiman, Carlos Ruíz Zafón e Ransom e sogno segretamente di illustrare le loro opere.
Raccontaci in breve una giornata tipo.
Inizio sempre la mia giornata di lavoro (dopo aver lasciato a scuola i figli) a passeggio con il mio cane sulle dune in riva al mare. Penso ai progetti in corso e faccio il punto. Lo scenario mozzafiato intorno a me mi ispira. Poi vado nel mio studio, che è una piccola casa di pietra, un antico forno per il pane in giardino, e controllo le mail. Metto un po’ di musica e faccio degli schizzi, delle ricerche. I dipinti e i disegni che richiedono più concentrazione li faccio sempre al pomeriggio. Dopo cena capita spesso che torni a lavorare nel mio studio perché il pomeriggio passa sempre troppo in fretta…
Cosa ti piacerebbe che pensassero i lettori una volta terminato il tuo libro?
Per illustrare Quella peste di Sophie ho fatto molte ricerche per essere il più vicino possibile agli elementi decorativi e alle ambientazioni della fine del XIX secolo. Volevo che il lettore riuscisse a viaggiare veramente nel tempo. Per quel che riguarda la protagonista, Sophie, come molte bambine di cinque anni, passa attraverso un ventaglio di emozioni che ho cercato di illustrare nel corso della storia per renderla più accattivante.
Che cosa consiglieresti a un tuo lettore che volesse illustrare un libro?
Il primo consiglio che darei è di esplorare il proprio universo e arricchirlo ogni giorno. L’universo si costruisce mano a mano che col tempo si scoprono film, musicisti, luoghi, pittori etc… che ci inspirano e che indirizzano i nostri gusti.