Intervento di Melania Mazzucco alla conferenza stampa di annuncio dei libri candidati

5 Aprile 2024

immagine per Strega, Conferenza stampa 05/04/2023

Le 82 opere in prosa presentate quest’anno al premio Strega dai benevoli Amici della Domenica offrono un panorama frastagliato e contraddittorio, ma esaustivo, sulla narrativa contemporanea in lingua italiana. Prevalgono autrici e autori nati fra gli anni Settanta e Ottanta del Novecento; si diradano le voci antiche (quest’anno assenti), mentre si affacciano le nuove dei nati nell’ultimo decennio del XX secolo (ma ancora nessuno nel XXI). Abbondano le narrazioni oblique e non finzionali, composite, di taglio saggistico, memoriale o confessionale. Ma ritorna il romanzo d’impianto più classico, sia d’ambiente contemporaneo sia storico – con una lingua media, spesso intarsiata di dialetto, e un ritmo rapido, talvolta adattato alla serialità televisiva. All’opposto svariate scritture sperimentali propongono impervie esperienze di lettura, in polemica e apprezzabile attitudine di resistenza alla prepotenza delle mode e del mercato.

La provincia e le periferie ricorrono come spazio dominante, ma – come già nella scorsa edizione – si impone il bosco (anche nell’accezione metaforica di foresta o selva). Gravido di significati simbolici ed echi letterari, luogo alternativo alla città, il bosco è la meta inquietante di un agognato ritorno alla natura, in cui personaggi in cerca di autenticità, di sopravvivenza, o soltanto in rivolta contro la deriva della civiltà, si rifugiano, esplorano nuove forme di comunità o soccombono.

L’emergenza climatica e il riscaldamento globale sono il sottinteso di narrazioni distopiche e apocalittiche. Ma anche il presupposto di un’indagine sulla catastrofe ambientale tutta italiana, causata da un batterio – la xylella – che ha devastato il paesaggio e la cultura della Puglia.

In un mondo senza certezze, l’elemento prevalente è l’acqua. Il mare nostro, il Mediterraneo, culla di leggende e di morte. Acqua assente a causa della siccità, acqua solida che diventa ghiaccio, nel ricordo di un’era glaciale che rispecchia la gelida sterilità che ci attanaglia (anche quest’anno nelle narrazioni vi sono poche nascite e pochissimo sesso: che emoziona solo quando è proibito, l’amore è oggetto di indagine fenomenologica o rievocazione, le famiglie sono incubatrici di abbandoni e rancore, i genitori si omaggiano nella perdita, e formare nuclei familiari non legati dalla biologia resta un’utopia dolorosa). Altri liquidi e fluidi bagnano queste pagine: gli alcolici, il vino e il sangue. Che qualcosa stia cambiando nella relazione fra le specie e i mondi, fra umani, animali e vegetali, lo rivela il ricorrere in narrazioni diversissime fra loro di personaggi che conoscono i segreti delle erbe e delle piante, e di macellai.

Si conferma la vitalità del genere biografico. Segnaliamo le vite di un filosofo, Giambattista Vico; una regina, Cristina di Svezia; due scrittori, Alessandro Manzoni e Marguerite Yourcenar, un’artista, Adelaida Gigli. Ma in racconti d’altro genere appaiono anche i fantasmi di Kafka e dell’economista Federico Caffè. Affascina poi la biografia di un oggetto – un manufatto industriale (la Renault4) – che ha attraversato la vita del Novecento e il nostro immaginario.

Svariati testi si confrontano con la cronaca (il true crime come occasione di conoscenza della contemporaneità) e con la storia (spesso la più tragica e tenebrosa). Omicidi efferati (Yara e Willy), crimini degli anni del terrorismo (i dintorni dimenticati del caso Acca Larentia), le leggi razziali, l’internamento dei rom e dei sinti in campo di concentramento, la seconda guerra mondiale e – a ritroso nei secoli – l’epopea cruenta della scoperta dell’America, il Seicento siciliano e la più remota e oscura storia bizantina: in particolare le più giovani si misurano con freschezza col romanzo storico e l’inchiesta politica e militante.

Salutiamo infine il ritorno di un personaggio che abbandona il narcisismo dell’autofiction: lo scrittore/la scrittrice. Autrici e autori ne offrono un’immagine antiretorica e disadorna: illuminati da un’effimera notorietà, poi incatenati all’impoetica routine del mestiere (traduzioni, lavori editoriali, presentazioni, impieghi in biblioteche o scuole), lo scrittore e la scrittrice ricevono però in dono l’occasione di incontri sorprendenti con l’Altro: una bidella, una sbandata che vive di espedienti, un’artista argentina che ha attraversato le brutali dittature del Novecento. Silenziati da una società che, se non recitano da personaggi, non riconosce loro alcuna autorevolezza, esistono ancora, e prestando ascolto e dando voce, possono e vogliono raccontare il nostro tempo.

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