La metà della vita

immagine per La metà della vita Autore: Terézia Mora 
Traduzione di: Daria Biagi 
Titolo: La metà della vita
Editore: Gramma Feltrinelli

Muna vive in una piccola città della Ddr. Sua madre, un’attrice di discreto successo, dopo la morte del padre si è lasciata andare, beve e impartisce alla figlia le regole di comportamento nei confronti degli uomini proprie di una donna della sua generazione: «A un certo punto ti devi decidere come donna: o capra o mucca». Dopo un tentativo di suicidio della madre, Muna si ritrova da sola. Accetta un lavoro presso il magazine di un giornale, dove compare un giorno Magnus, «l’uomo più bello» che abbia mai visto. Lei crede sia uno scrittore o un fotografo dall’aria sprezzante, in realtà è un insegnante.
Una notte, dopo aver conseguito il diploma, Muna gli si concede. Magnus però scompare. Ricompare anni dopo, quando la Ddr è un reperto del passato con la caduta del Muro. Muna sta frequentando l’università e intrecciando improbabili relazioni con uomini egocentrici: uno scrittore fallito a Vienna che quasi la violenta, un docente di inglese a Berlino che la porta a letto senza il suo consenso. Magnus diventa la sua ragione di vita e… il suo inferno. Muna naufraga, infatti, nella devozione a un uomo violento e anaffettivo, in un rapporto fatto di continui ricatti, di improvvise e calcolate scomparse, di sottili denigrazioni, di aggressività e manipolazione psicologica esercitate senza tregua. Un rapporto tossico in cui Muna precipita senza alcuna possibilità di liberarsene.
Sembrerebbe l’infelice destino proprio di una delle tante vittime della violenza maschile di cui sono piene le cronache. Tuttavia, nei grandi libri, categoria alla quale appartiene La metà della vita, le cose non stanno semplicemente così.
Muna è un grande personaggio letterario, un’icona delle donne, passate e contemporanee, nelle quali vive, come ha scritto la Süddeutsche Zeitung, «una combinazione di illusioni tranquillamente alimentate dall’egoismo e di dedizione sacrificale all’oggetto d’amore». La maestria con la quale Terézia Mora descrive il desiderio, l’isolamento brutale, la negazione della realtà e il coraggio con cui Muna mantiene la speranza di un amore diverso da tutti consegna alla narrativa contemporanea uno dei suoi personaggi femminili più profondi e inquietanti che siano mai stati creati.