Triste Tigre

immagine per Triste Tigre Autore: Neige Sinno 
Traduzione di: Luciana Cisbani 
Titolo: Triste Tigre
Editore: Neri Pozza

Negli anni Novanta la famiglia di Neige conduce una vita solitaria nelle Alpi francesi. Tra i 7 e i 14 anni, la piccola Neige viene regolarmente violentata dal suo patrigno. Nel 2000 Neige, supportata da sua madre, sporge denuncia e l’uomo viene condannato a nove anni di carcere. Vent’anni dopo, Neige trova la forza di raccontare ciò che le è capitato. Senza pathos, né autocommiserazione, cerca di disinnescare ciò che chiama la «piccola bomba». Il risultato non è un memoir classico, non è una storia che chiede compassione, ma una riflessione sensibile, intelligente e sincera che indaga i fatti e insieme l’impossibilità di dare una spiegazione, ma anche la possibilità di parlarne.
Un’esplorazione tanto sul potere quanto sull’impotenza della letteratura. Per potere raccontare a sé stessa, l’autrice deve necessariamente interrogare altri testi, altre storie. E così ci conduce a una rilettura radicale di Lolita di Nabokov, di Virginia Woolf, e di numerose altre opere sull’incesto e sullo stupro, da Toni Morrison a Christine Angot e Virginie Despentes. Come si può raccontare il mostro? Che cosa succede nella testa del boia? Neige non si accontenta del punto di vista della vittima. Come William Blake che domandava alla Tigre: «Come è possibile che chi ha creato l’agnello ha potuto creare anche te, Tigre?», Neige va oltre. La sua storia ci porta tra coloro che hanno conosciuto un altro luogo, quello della notte e del male, coloro che sono riusciti a fuggire ma che sono rimasti segnati e che per questo resteranno sempre al confine tra l’oscurità e il giorno. Nessuna resilienza. Nessun oblio né perdono. Soltanto la ricerca del modo di restare in piedi, di scrivere questa storia come una «piccola bomba fatta esplodere nella propria casa, nell’intimità della lettura». Una storia che ha l’intensità e la fragilità delle cose concepite nella solitudine e nella rabbia. Con l’ambizione un po’ folle e un po’ ridicola di fare deflagrare questo mondo in un milione di piccoli pezzi.