Traduzione di: Lavinia Azzone
Titolo: Di notte tutto è silenzio a Teheran
Editore: Fandango Libri
Teheran, 1979. Behsad, giovane rivoluzionario comunista, lotta per un nuovo ordine dopo la cacciata dello Scià.
Ci trascina nelle sue azioni clandestine, ci confessa le sue speranze per un nuovo Iran e ci racconta come, nel cuore della lotta, abbia incontrato l’amore della sua vita, Nahid.
Dieci anni dopo, Behsad e Nahid si trovano in Germania. Insieme ai loro figli, Laleh e Morad, sono fuggiti dall’Iran dopo l’ascesa al potere di Khomeini.
La tessitura delle loro vite racconta ciò che è rimasto di una rivoluzione perduta, l’oppressione, la resistenza, il desiderio assoluto di libertà, l’attaccamento alle proprie radici, e poi lo strazio dell’esilio, la doppia cultura, la non appartenenza a un mondo dotato di nuove e incomprensibili regole, il tutto cantato da quattro voci indimenticabili che si sprigionano, nella notte, come un’epopea; finché il canto si fa immagine che resta indelebile, quando l’adolescente Laleh filma il nonno perché trasmetta un messaggio al figlio lontano – “Behsadjan, dice alla fine, Behsadjan, Salam. La sua voce suona così debole. Behsadjan, come stai? Io spero che tu stia bene, figlio mio. Si zittisce e inghiotte e il suo inghiottire fa rumore”.
Un ritratto di famiglia macchiato di sangue ed esilio, politico, umano, contemporaneo e terribilmente illuminante sulla situazione in Iran.