
Titolo: Lo Stemma
Editore: La Nave di Teseo
Proposto da Sandra Petrignani
«La passione letteraria di Fulvio Abbate è anche spesso passione civile. In questo Stemma che si presenta programmaticamente come una sorta di anti-Gattopardo, la scena è naturalmente la Sicilia, in particolare Palermo, l’epoca: i nostri giorni. Vi si muovono molti personaggi appassionanti e non solo caricaturali. Dalla protagonista Costanza Redondo di Cosseria, principessa decisamente stupida, a varie altre figure non meno intellettualmente modeste, che credono però di essere il centro del mondo in un vivace teatro cittadino, in cui non ci vuol molto a riconoscere un’umanità non solo siciliana. C’è Vittoria Cilona della Ferla, insostenibile dama letteraria che sta scrivendo il seguito del romanzo di Tomasi di Lampedusa; e c’è Duilio Vitanza, usciere regionale con l’hobby della divinazione; e Penny Capizzi, giovane mafiosa molto femminista; e Ruggero Barraco, pierre di eventi culturali che prova a conquistare l’appalto del Carro del Festino di santa Rosalia; e Sergio “Brando” Sucato, rappresentante di moquette rigorosamente bianche; e infine il barone Carlo Sicuro, cugino di Costanza, l’unico nell’intero racconto a essere dotato di coscienza. Basta forse la passerella di simili personaggi a rendere chiaro il centro e il senso di questo romanzo, serio e spassoso: l’illustrazione di un particolare talento, quello della mediocrità.
Dicevo dell’anti-Gattopardo, libro che tutti abbiamo amato, ma non certo per l’uso e l’abuso che ne viene fatto da certi scrittori siciliani comodamente sistemati nella sua ombra. In questo senso è interessante che il romanzo di Fulvio Abbate custodisca una (amara) riflessione sui luoghi comuni e la retorica cresciuti intorno a un topos letterario tra i più accreditati dal “turismo” letterario nazionale, quello che guarda la Sicilia – e segnatamente Palermo – come luogo narrativamente “magico”, costituendo un genere imperdibile, di sicuro impatto ben oltre le sue qualità, e che rende quindi la letteratura nient’altro che folclore. La forza di questa critica all’interno di un’opera sapientemente costruita dal punto di vista narrativo, mi fa ritenere Lo Stemma un ottimo candidato al Premio Strega 2024.»