Oro puro

immagine per Oro puro Autore: Fabio Genovesi 
Titolo: Oro puro
Editore: Mondadori

Proposto da Concita De Gregorio

«Oro Puro è un grande romanzo di mare. Di viaggio e di mare, per mare: non ne sovvengono alla mente molti nella letteratura italiana del Novecento, come se gli scrittori della penisola avessero voltato le spalle all’acqua che tutto circonda se non immergervisi di tanto in tanto per diletto, talvolta con spavento, o per meditare l’orizzonte dalla riva. Come se il mare fosse del Paese un magnifico e temibile accessorio, tutt’al più luogo di fatica, di lavoro e di disgrazia. Rare le eccezioni, sovente poco note. Fabio Genovesi, nato e cresciuto in Versilia dove vive, racconta la più celebre traversata della storia con gli occhi e la voce di Nuno, mozzo sedicenne. Nei diari di Cristoforo Colombo si legge che al momento del naufragio della Santa Maria, la notte di Natale, al timone c’era un giovane inesperto. “Mezza riga, niente di più. Ci ho messo quindici anni per trasformare quella mezza riga in un romanzo. Come si chiamava, chi era, cosa faceva lì?”. L’errore che avrebbe cambiato la rotta della storia moderna, dunque la forza dell’errore. L’impotenza degli uomini superbi, convinti di scrivere il proprio e l’altrui destino. La fatalità, invece. Quel che accade per caso o per sbaglio e che da quel momento in avanti ci definisce, ci colloca e ci nomina. Neppure Colombo, lo sappiamo bene, sapeva dove fosse arrivato. Figuriamoci il mozzo. E invece è proprio il ragazzo a definire il senso di questa grande storia corale e collettiva.

È lui, la sua vita piena di tutto quello che manca, le sue origini, sua madre, le sue paure (del mare, di nuovo: spaventoso), le occasioni che si offrono impreviste e da ultimo la più grande di tutte: il mozzo sa scrivere, conosce il dono di tramandare le parole, di costruire la memoria. In virtù di questo, la più grande delle doti, l’Ammiraglio lo terrà accanto a sé per tutto il viaggio. È Nuno, no uno, nessuno il testimone inconsapevole. Intorno a lui il mondo che si definisce fra destini comuni, fra persone casualmente chiamate a trascorrere insieme un tempo lunghissimo, chiuse in uno spazio angusto e dirette verso una sorte ignota. Perciò una geografia degli animi umani, una mappa. Non è un eroe coraggioso, il mozzo. Qui nessuno lo è, del Comandante si sospetta persino e si sussurra sia folle. Sono tutti piccoli, questi uomini nel guscio di legno, minuscoli al cospetto del mare di ogni cosa imperatore. Sono nelle mani di un destino che non sanno, e compiono l’impresa.»


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