
Titolo: I morticani
Editore: Italo Svevo
Proposto da Maria Teresa Carbone
«Dieci anni dopo l’uscita di Cartongesso (di certo uno degli esordi italiani più importanti di questo primo quarto di secolo), Francesco Maino ha pubblicato I morticani. Si sa quanto possa essere difficile passare al secondo romanzo, in particolare quando il primo ha trovato un buon numero di lettori ed è diventato presso i critici “un piccolo oggetto di culto” (definizione fastidiosa, ma in questo caso corretta). Ebbene, I morticani è bellissimo. In primo luogo, c’è una lingua di vertiginosa, manganelliana ricchezza – una lingua, come accade nei grandi romanzi, capace di costruire un mondo, quel Veenetken dove si parla “un cattivo veneto che potrei veramente chiamare immorale, appunto perché privo di tradizione” (così Pier Paolo Pasolini, citato da Maino).
Ma sbaglierebbe chi vedesse nei Morticani un romanzo a chiave, circoscritto alle contrade “tra la Piaga e la Lienza” e ai loro dintorni. Appoggiandosi al mito e felicemente tradendolo, Maino descrive con toni farseschi, ironici, disperati, “la monorotaia del destino” che tutti percorriamo e dà voce a quel “fraseggio della fragilità” a cui è pressoché impossibile sottrarsi.»