
Titolo: La regina che amava la libertà. Storia di Cristina di Svezia dal Nord Europa alla Roma barocca
Editore: Salani
Proposto da Mirella Serri
«“Era nato caratterizzato da una voce forte e squillante”: ma poi come scriverà Cristina Augusta di Svezia nella sua autobiografia “un grande imbarazzo prese le donne quando scoprirono di sbagliarsi”. La levatrice e le sue assistenti si accorsero di essere incappate in un errore: il presunto neonato era una neonata. Era una bambina che, divenuta adulta, con quella “voce forte” che l’aveva connotata fin da piccolissima, con il suo carattere deciso, forte e ostinato, fece di tutto per far tremare palazzi reali, dimore pontificie, mise in crisi Stati e corti regali e dedicò tutta la sua esistenza per violare i dettami, le regole e le costrizioni dell’epoca in cui visse. Il racconto di Annarosa Mattei La regina che amava la libertà. Storia di Cristina di Svezia dal Nord Europa alla Roma barocca (Salani) è dedicato alla vita della regina che, nata a Stoccolma nel 1626 (e morta a Roma nel 1689), approdò al trono a soli sei anni. Fu nominata a questo gravoso incarico dopo la prematura scomparsa del padre, il re Gustavo II Adolfo di Svezia. E il libro di Mattei si sviluppa come un racconto articolato e complesso, pieno di sorprese e di inaspettati risvolti al pari dell’esistenza della sua protagonista.
Scritta con stile lieve ed elegante l’opera di Mattei è soprattutto un inno alla libertà femminile. Ed è anche l’esaltazione di una grandissima intellettuale.
Il libro sfugge a tutti i canoni della classificazione più tradizionale: non è un romanzo storico ma è comunque un romanzo che interpreta la complessa e sfuggente personalità di Cristina, la quale amò gli uomini ma anche le donne, che fu educata nell’ossequio della religione protestante ma si convertì al cattolicesimo, che era molto legata al suo ruolo di regina ma che abdicò nel 1654. E che soprattutto fu una donna di importanti letture stimata dal suo maestro Cartesio e dall’architetto Gian Lorenzo Bernini. Il racconto di Annarosa Mattei non è nemmeno un saggio ma rispetta tutti gli obblighi della non fiction, non vi sono vicende o percorsi inventati ed è tutto rigorosamente documentato. Arrivata a Roma in fuga dalla Svezia Cristina si occupò di opere caritatevoli, di arte, musica e teatro. Addirittura diede impulso all’importante movimento culturale che, dopo la sua morte, portò alla fondazione dell’Accademia dell’Arcadia nel 1690. La forza di Mattei è nella sua voce narrativa la quale dà vita a un libro che è anche un grande affresco della Roma seicentesca.»