Il fattaccio

immagine per Il fattaccio Autore: Antonio Rezza 
Titolo: Il fattaccio
Editore: La Nave di Teseo

Proposto da Aurelio Picca

«Ogni paradosso coincide con il nervo scoperto della verità, allargando o rimpicciolendo i confini congiunti di essa e della immaginazione. Ogni manierismo è una casa di statue dove ci aggiriamo impazienti, o addirittura inquieti. Sabotando questo incipit, potevo con semplicità dire che Antonio Rezza, bucando perfino le lenti di chi è miope al cento per cento, è uno scrittore: paradossale e manierista. In più è moralista da operetta morale super ilarotragica. Ma è ancora meno di niente scrivere del Fattaccio che, da me medesimo, Aurelio Picca, è candidato (perché lo candido) al premio Strega. Il Fattaccio, intanto, è libro di una vita, facile, foneticamente, da far ricordare l’altro romanzaccio di Gadda (Quer pasticciaccio). Per una ragione visiva, olfattiva, di invenzione di una lingua che può declinarsi in pluridialettale. Se Gadda, da via Merulana, non avesse visto i colli Albani e dunque i Castelli, non avrebbe potuto scrivere il suo libro-vita; e così se Antonio Rezza non conoscesse la sabbia grigiastra e ferrosa che da Nettuno (simile alla pelle di molte donne indigene chiamate saracene – vedasi alla voce accoppiamenti con i pirati saraceni, appunto) arriva tra i pini storti dell’Ardeatina fino a Lavinio, non avrebbe potuto immaginare questo inizio da noir, da commissario con i baffi che sulla spiaggia rinviene mammelle recise di donna ma con corpo forse inghiottito dal mare. Rezza scrive un libro unico, introvabile, inconcepibile, delirante, guerresco come un Cecco Angiolieri di ghiaccio, che nel primo pezzo di carne rinvenuta è però nitido come lo Scerbanenco di Ladro contro assassino. Poi il commissario esce di scena e il delirio universale con la lingua italiana che sodomizza i vecchi e l’universo entra in azione totale: avrebbe mandato in estasi Mario Monicelli. Dunque, Il Fattaccio è un fachiro delirante; l’apocalisse delle formiche; Rezza è un entomologo incendiario; un moralista, appunto, che sentenzia sulla carta straccia; “l’orrido vero”; è l’azione del corpo curato e ossessivo di una mummia in vita. Ecco allora le spiagge barbariche di Sergio Citti e il manierismo osceno di Walerian Borowczyk. E molto della fine del mondo ridendo come un vecchio bambino che distrugge le barchette di carta. Dimenticavo: Luigi Pirandello aleggia e va catturato da occhi penetranti.»


Le votazioni sono chiuse

Puoi consultare il calendario per conoscere le prossime scadenze: se non trovi le indicazioni puoi richiederci direttamente le informazioni che ti servono.