La linea del silenzio

immagine per La linea del silenzio Autore: Gianluca Peciola 
Titolo: La linea del silenzio
Editore: Solferino

Proposto da Gioacchino De Chirico

«Del romanzo di Gianluca Peciola si può dire a buon diritto ciò che a volte si sostiene a sproposito: è un libro necessario.

Ambientato negli anni Settanta, è il romanzo di formazione di un bambino, poi ragazzo, che fa i conti con due segreti di famiglia. Uno, molto personale, riguarda l’identità di un padre che non ha mai conosciuto. L’altro, che da personale si fa politico, riguarda il vero motivo per cui la sua amata “cugina” Laura si trova in carcere. E il motivo è che è stata coinvolta nella lotta armata delle Brigate Rosse, ha partecipato ad azioni armate, è stata carceriera di Aldo Moro.

Trovo questo romanzo necessario perché è una rivisitazione potente e originale di un periodo importante della nostra storia. Gli eventi, i protagonisti, i processi sono in gran parte noti, ma non lo sono i modi e i motivi in cui le ferite di quegli anni infettano ancora il corpo vivo del nostro Paese: modi e motivi che hanno a che fare con la psiche, con l’inconscio collettivo. Così nel romanzo la famiglia, la paternità, i legami tra le persone non sono solo elementi che compongono una trama: sono ciò che dà senso alla Storia.

Gianluca Peciola ha preso la sua vicenda umana e l’ha usata come chiave di lettura del passato di tutti. Lo ha fatto con generosità non solo nella rievocazione storica, ma nella resa narrativa: con uno stile che si concede vari registri, da quello del lessico famigliare a quello del discorso politico, e su cui domina quello della riflessione intima, capace di farsi universale. Ed è così che questo libro esce fin dalle prime pagine dal novero dei memoir e si colloca pienamente nel dominio della letteratura.

Particolarmente interessante mi sembra infine il percorso – sicuramente di scavo interiore – con cui Gianluca Peciola autore ha creato un Gianluca personaggio che va oltre lui stesso. Un protagonista che prova a capire, a contrastare, a emulare, a rifiutare, stremato e disorientato in un mondo in cui la sua crescita è un percorso a ostacoli, pieno di menzogne, di non detti e di conti da fare con la storia. La perfetta metafora di un Paese.»


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