
Titolo: La guerra dei Traversa
Editore: Mondadori
Proposto da Alessandro Barbero
«La guerra dei Traversa è il conflitto che spacca la famiglia omonima per più di un secolo, e inizia nello stesso anno in cui l’Italia comincia la sua discesa verso la dittatura e poi verso la Seconda Guerra Mondiale: il 1922. È il 18 dicembre del 1922, il giorno della strage di Torino, a segnare lo spartiacque tra un passato di tranquilla imprenditoria e un futuro di rovina economica e morale. In quel giorno, le camicie nere guidate da Piero Brandimarte danno l’assalto alla Camera del Lavoro di Torino e scatenano una furiosa caccia all’uomo nei quartieri operai della metropoli piemontese. I dati ufficiali parlano di undici persone uccise, ma in realtà i fascisti rapiscono, torturano e massacrano una trentina di uomini, i cui corpi vengono gettati nel Po o abbandonati nei boschi della collina. La strage del 18 dicembre investe i Traversa come un cataclisma dal quale neppure le generazioni successive potranno salvarsi. A raccontare queste vicende è un membro della famiglia la cui identità rimane occultata fino agli ultimi capitoli del romanzo: la sua narrazione conduce il lettore attraverso le pieghe della Storia, dalle violenze squadriste ai campi di detenzione per esuli stranieri in Francia, dai bombardamenti aerei sulle città italiane agli interventi dei militari italiani per salvare gli ebrei nella Francia occupata.
Fedele al dichiarato proposito di “rammendare la memoria” che guida da tempo la sua scrittura, Perissinotto mescola ricostruzione storica e invenzione, ma rispetto alle sue opere precedenti qui il dosaggio dei due ingredienti cambia: a prevalere è ora il “racconto del vero”. Un “vero” che non perde la sua essenza neanche quando viene trattato come materia romanzesca, e raccontato con il ritmo incalzante del romanziere che cerca di inchiodare il lettore e impedirgli di interrompere la lettura. L’autore utilizza la famiglia Traversa (che, neanche troppo velatamente, è il ramo paterno della sua stessa famiglia) come lente di ingrandimento per l’esame di un passato i cui fantasmi sembrano pronti a riapparire nel nostro presente e nel nostro futuro.
Per la trama mai scontata, per le scelte narrative che ne segnano l’architettura, per la cura del tessuto linguistico e per l’ostinata speranza che la letteratura possa funzionare da campanello d’allarme, questo romanzo, a mio avviso, merita la candidatura al Premio Strega.»