Domenico Rea nasce a Napoli nel 1921. Trascorre l’infanzia a Nocera Inferiore e dopo un breve soggiorno milanese decide di stabilirsi a Napoli.
Prima di essere assunto al «Corriere d’informazione», vive di vari mestieri: correttore di bozze, stenografo, operaio. Tra il 1960 e il 1961 è redattore della rivista «Le Ragioni Narrative».
Dopo alcuni pezzi pubblicati sui giornali dei Guf (1941-43), il vero esordio letterario risale al 1945, quando pubblica il racconto La figlia di Casimiro Clarus su «Mercurio». Due anni dopo esce la prima raccolta di racconti Spaccanapoli. Nel 1951 vince il Premio Viareggio con un’altra raccolta di racconti, Gesù fate luce (1950), da uno dei quali nel 1958 Giorgio Ferrari trae il dramma musicale Cappuccia o della Libertà; seguono Ritratto di maggio (1953) e Quel che vide Cummèo (1955). Dopo un’incursione nel teatro con Le formicole rosse (1948), esce il primo romanzo intitolato Una vampata di rossore (1959, Premio Napoli). Il racconto ritorna nella raccolta Tentazione e altri racconti (1976). La passione per l’inchiesta giornalistica ispira invece i volumi Il re e il lustrascarpe (1960), L’altra faccia (1965), Diario napoletano (1971), Fate bene alle anime del purgatorio (1977), Il fondaco nudo (1985), Pensieri della notte (1987), Crescendo napoletano (1990). Più di trent’anni dopo il primo, torna al romanzo con Ninfa plebea (1992).
Muore a Napoli nel 1994.
F. Durante ha curato una raccolta completa delle opere per i «Meridiani» Mondadori nel 2005.