Gesualdo Bufalino nasce a Comiso (Ragusa) nel 1920. In un’intervista rilasciata a Sciascia nel 1981, dice di aver ereditato il piacere per la lettura dal padre fabbro ferraio. Nel 1940 s’iscrive alla facoltà di Lettere dell’università di Catania, ma è presto costretto ad interrompere gli studi nel 1942 per la chiamata alle armi.
All’indomani dell’armistizio si trova a Sacile in Friuli, dove è catturato dai tedeschi. Nel 1944 riesce a fuggire, ma la tisi lo costringe a fermarsi in Emilia. Dopo molte disavventure, rientra finalmente in Sicilia, avendo ottenuto nel 1946 il trasferimento a un sanatorio sulla costa palermitana, e l’anno successivo termina gli studi universitari nel capoluogo. Fa quindi ritorno al paese natale, dove si dedica a una trentennale attività d’insegnamento superiore. Esordisce in letteratura nel 1981 con Diceria dell’untore (Premio Campiello), ma già nel 1978 l’editrice Elvira Sellerio lo esorta a scrivere la densa introduzione al libro fotografico Comiso ieri. Seguono Museo d’ombre (1982), Argo il cieco ovvero i sogni della memoria (1984), Il fiore breve ovvero le malizie della memoria (1984) e Le menzogne della notte (1988), col quale vince il Premio Strega. Nel 1982 dà alle stampe una raccolta di poesie composte negli anni giovanili (L’amaro miele) e il Dizionario dei personaggi di romanzo da Don Chisciotte all’Innominato. Dal 1982 al 1987 collabora al «Giornale Nuovo» e molti degli elzeviri lì pubblicati sono raccolti in La luce e il lutto (1988). Altri scritti giornalistici e aforismi sono compresi in Cere perse (1985), Il malpensante. Lunario dell’anno che fu (1987), Saline di Sicilia (1988), Saldi d’autunno (1990) e Bluff di parole (1994). Da ricordare anche i racconti de L’uomo invaso e altre invenzioni (1986), Qui pro quo (1991), Calende greche, ricordi di una vita immaginaria (1995), Tommaso e il fotografo cieco ovvero il patatràc (1996) e alcune traduzioni di Giraudoux, Toupet e Baudelaire.
Muore nel 1996 in un incidente stradale nei pressi di Vittoria (Ragusa).
Una selezione delle opere è stata curata da M. Corti (Bompiani, 1996).