Stanislao Nievo nasce a Milano nel 1928. Nel 1954 inizia la carriera di giornalista scrivendo sulle colonne de «Il Giornale d’Italia» e, dal 1959, passa a «Il Piccolo» di Trieste. Dopo brevi collaborazioni con «la Repubblica» (1976) e «La Stampa» (1978), nel 1980 stringe un sodalizio col «Gazzettino» di Venezia, successivamente con «Il Tempo » (dal 1987 al 1990), l’«Indipendente» (1994) e, dal 1995, con «il Giornale». Sempre come giornalista, lavora anche per i servizi del telegiornale (1957-58) e come documentarista televisivo (1959-70).
Negli stessi anni si appassiona al cinema e cura la regia di due lungometraggi: Mal d’Africa (1968) e Germania, sette donne a testa (1972). Dal 1979 al 1985 è conduttore di rubriche radiofoniche per la RAI.
L’esordio letterario risale al 1974 con Il prato in fondo al mare (Premio Campiello nel 1975), una ricostruzione romanzata della tragica morte dell’avo Ippolito Nievo, al quale prontamente seguono i racconti de Il padrone della notte (1976), la silloge poetica Viaggio verde (1976) e i romanzi Aurora (1979), Il palazzo del silenzio (1985), Le isole del Paradiso (1987), La balena azzurra (1990), Il sorriso degli dei (1997), Aldilà (1999) e Gli ultimi cavalieri dell’Apocalisse (2004, con E. Pennetta). Nel 1989 intanto torna alla poesia con Canto di pietra, seguito nel 2001 dalla raccolta di liriche intitolata Barca solare. Vanno ricordate anche le traduzioni di alcune opere di Kipling e Defoe. Socio fondatore del WWF, è stato presidente onorario dell’Unione nazionale scrittori.
Muore a Roma nel 2006.