Carlo Sgorlon

immagine per Carlo Sgorlon In concorso con:
1985: L’armata dei fiumi perduti, Mondadori

Carlo Sgorlon nasce a Cassacco (Udine) nel 1930. Si laurea in Lettere presso la Scuola Normale di Pisa con una tesi su Kafka, che sarà pubblicata come saggio nel 1972 col titolo Kafka narratore. Poi si trasferisce a Monaco di Baviera dove consegue la specializzazione. Al suo ritorno, si dedica alla traduzione (Julius von Schlosser, L’arte del Medioevo, 1961 e Konrad Fiedler, Saggi di estetica, 1963) e all’insegnamento nelle scuole superiori. L’esordio narrativo risale al 1968 col romanzo La poltrona, che assieme a La notte del ragno mannaro (1970) e La luna color ametista (1972) manifestano una vena onirica ed espressionista. L’esplorazione del mondo contadino friulano e dei suoi miti arcaici sono invece al centro di Prime di sere (1970, in friulano), Il trono di legno (1973, Premio SuperCampiello), Il vento nel vigneto (1973), Gli dei torneranno (1977), La carrozza di rame (1979), La contrada (1981), Il Calderàs (1988), La malga di Sîr (1997), La tredicesima notte (2001). Lo stesso respiro corale ed epico caratterizza i romanzi dedicati alle vicende della seconda guerra mondiale (La foiba grande, 1992) e opere di ambientazione diversa come La conchiglia di Anataj (1983) e Il regno dell’uomo (1994). Tra i romanzi successivi si segnalano ancora: Il processo di Tolosa (1998), Il filo di Seta (1999), L’uomo di Praga (2003), Le sorelle boreali (2004), Il velo di Maya (2006), L’alchimista degli strati (2008) e i romanzi postumi Il circolo Swedenborg (2010), Allarme sul Neckar (2019) e L’isola di Brendano (2020). È stato anche autore di racconti (La stanchezza di Mosè, 1974; Il quarto re mago, 1986; La fuga di Instaar, 1979), del radiodramma Le parole sulla sabbia (1971) e del testo autobiografico La penna d’oro (2008). Notevole anche la produzione saggistica con Invito alla lettura di Elsa Morante (1972), L’opera di Novella Cantarrutti (1973) e Gli affreschi del Tiepolo nel Veneto (1982).
Muore a Udine nel 2009.

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