Mario Tobino nasce a Viareggio (Lucca) nel 1910. Si laurea in Medicina all’università di Bologna nel 1936 e si specializza in psichiatria, lavorando negli ospedali di Bologna, Ancona e Gorizia. Durante gli anni universitari stringe amicizia con Giorgio Morandi e Giuseppe Raimondi, e quando giunge a Firenze per il servizio militare frequenta il gruppo di poeti del Caffè delle Giubbe Rosse.
Sono di quegli anni le prime liriche di Poesie (1934), Amicizia (1939) e Veleno e amore (1942). Allo scoppio del secondo conflitto mondiale è mandato in Libia, da dove torna nel 1942 legandosi da subito agli ambienti antifascisti versiliesi. Nello stesso anno inizia a lavorare presso l’ospedale psichiatrico di Maggiano (Lucca), di cui successivamente diventa direttore sino al 1980.
Sempre al 1942 risale l’esordio in prosa coi racconti La gelosia del marinaio e il romanzo Il figlio del farmacista, pubblicato sulla rivista «Corrente». Nel dopoguerra torna alla poesia con ’44-’48 (1949), L’asso di picche (1955, ripubblicato poi nel 1975 col titolo L’asso di picche con il seguito di Veleno e amore secondo), e alla narrativa con L’angelo del Liponard (1951), Il deserto della Libia (1952), La brace dei Biassòli (1956), Il clandestino (1962) e Una giornata con Dufenne  (1962). L’esperienza di psichiatra ispira invece buona parte della produzione successiva: Le libere donne di Magliano (1953), Per le antiche scale (1972), Gli ultimi giorni di Magliano (1982) e Il manicomio di Pechino (1990). Collabora a riviste come «Il Selvaggio», «Letteratura», «Il Mondo» e «Primato» e scrive alcuni resoconti di viaggio, fra i quali si segnalano Due italiani a Parigi (1954), Passione per l’Italia (1958) e Una vacanza romana (1992, pubblicato postumo).
Muore improvvisamente ad Agrigento nel 1991, dove si era recato a ritirare il Premio Pirandello per il teatro.