Mario Soldati nasce a Torino nel 1906 e qui compie i suoi studi presso i Gesuiti sino alla laurea in Lettere. Frequenta quindi l’Istituto superiore di storia dell’arte di Roma e cura il Catalogo critico della Galleria d’arte moderna del Museo civico di Torino (1927).
Dopo l’esordio col dramma in tre atti Pilato (1924) e la raccolta di racconti Salmace (1929), parte per gli Stati Uniti avendo ottenuto una borsa di studio presso la Columbia University di New York per intercessione di Prezzolini. Lì si trattiene sino al 1931 raccogliendo molto materiale per un reportage che darà alle stampe qualche anno dopo il suo rientro col titolo America primo amore (1935). Si avvicina quindi al cinema come sceneggiatore e regista, pubblicando, sotto lo pseudonimo di Franco Pallavera, il saggio Ventiquattr’ore in uno studio cinematografico (1935). Sue sono pure le trasposizioni cinematografiche di opere letterarie come Piccolo mondo antico (1940) e Malombra (1942) di Fogazzaro, Le miserie di Monsù Travet di Bersezio (1945), La provinciale di Moravia (1952) e le note inchieste televisive Viaggio nella Valle del Po alla ricerca dei cibi genuini (1957), Chi legge? Viaggio lungo le rive del Tirreno (1960).
Nel 1943 torna ai racconti con L’amico gesuita, seguito di lì a poco da Fuga in Italia (1947), A cena col commendatore (1950), L’accalappiacani (1953) e dalle due raccolte Racconti (1957) e Racconti 1927-1947 (1961). Il primo romanzo, La verità sul caso Motta, data 1941 e precede di un decennio il Premio Strega assegnatogli per Le lettere da Capri (1954). Il racconto è invece di nuovo protagonista nelle raccolte Storie di spettri (1962), I racconti del maresciallo (1967), 55 novelle per l’inverno (1971), 46 novelle per l’estate (1970), Novantanove novelle (1980), La casa del perché (1982) e Nuovi racconti del maresciallo (1984). Gli altri romanzi sono Il vero Silvestri (1957), Le due città (1964), La busta arancione (1966), L’attore (1970), Lo smeraldo (1974), La sposa americana (1977), Addio diletta Amelia (1979), L’incendio (1981), L’architetto (1983) ed El Paseo de Gracia (1989). Nel corso degli anni raccoglie e pubblica anche molte prose giornalistiche e diaristiche, fra le quali si ricordano Un prato di papaveri (1973), Lo specchio inclinato (1975) e i più recenti Rami secchi (1989) e Racconti autobiografici (1991).
Muore nel 1999 a Tellaro (La Spezia), dove si era trasferito dalla seconda metà degli anni Sessanta.