Alberto Moravia (“secondo nome”, come amava dire lui stesso, di Alberto Pincherle) nasce a Roma nel 1907. Continui attacchi di tubercolosi ossea gli impediscono di terminare il regolare corso di studi e, dopo il ginnasio, è costretto a un lungo periodo di degenza al sanatorio di Cortina d’Ampezzo. Quest’interruzione gli consente in ogni modo di leggere molto e di formarsi una solida base culturale. L’esordio letterario data 1927, quando inizia una proficua collaborazione con la rivista «900» di Bontempelli e Malaparte.
Qui pubblica i racconti Cortigiana stanca (apparso originariamente col titolo francese Lassitude de courtisane), Delitto al circolo del tennis (1928), Il ladro curioso e Apparizione (1929). Negli stessi anni si dedica alla stesura del suo primo romanzo, che vedrà la luce, dopo alcune difficoltà, solamente nel 1929 col titolo Gli indifferenti. Negli anni Trenta inizia la sua carriera giornalistica collaborando a «Prospettive», di cui il fondatore Malaparte lo nomina segretario di redazione, «La Stampa» e «La Gazzetta del Popolo». Nel 1931 sposa Elsa Morante e nel biennio ’34-’35 è chiamato da Prezzolini alla Columbia University di New York. Durante il regime fascista subisce non poche limitazioni: è vietata ogni recensione a Le ambizioni sbagliate (1935), La maschera (1941) viene sequestrata, la pubblicazione di Agostino (1944) è ostacolata. Riesce tuttavia a dare alle stampe tre raccolte di racconti: La bella vita (1935), L’imbroglio (1937) e I sogni del pigro (1940). Nel dopoguerra scrive sulle colonne del «Corriere della Sera», de «Il Mondo», de «L’Europeo» e nel 1953 fonda con A. Carocci la rivista letteraria «Nuovi Argomenti» (dopo la morte del cofondatore, associa alla direzione Pasolini ed Enzo Siciliano). Nel 1957 ha poi inizio la fortunata collaborazione con «L’Espresso», come critico cinematografico. Nel frattempo, la sua produzione letteraria si arricchisce dei romanzi La romana (1947), La disubbidienza (1948), Il conformista (1951), Il disprezzo (1954), La ciociara (1957), La noia (1960), L’attenzione (1965), Io e lui (1971), La vita interiore (1978), 1934 (1982), L’uomo che grida (1985), La donna leopardo (1991, postumo) e Romildo, ovvero racconti inediti, perduti e d’autobiografia (1993, postumo). A questi si aggiungano le prose di Racconti romani (1954), L’epidemia (1956), L’automa (1962), Il paradiso (1970), Un’altra vita (1973), Boh (1976) e La cosa (1983). Dal 1967 viaggia periodicamente in Africa e in Asia e raccoglie le sue impressioni in La rivoluzione culturale in Cina (1968), A quale tribù appartieni? (1972), Impegno controvoglia (1980), Lettere dal Sahara (1981), Inverno nucleare (1986) e Passeggiate africane (1993, postumo). Altri resoconti di viaggio erano già stati in precedenza pubblicati in Un mese in Urss (1958) e Un’idea dell’India (1962). Significativa anche la produzio ne teatrale con le tragedie Beatrice Cenci (1958), Il dio Kurt (1968) e le commedie Il mondo è quello che è (1966), L’intervista (1966) e La vita in gioco (1969). L’esperienza al parlamento europeo come deputato eletto nelle file del P.C.I. è testimoniata dai ricordi pubblicati postumi col titolo Diario europeo: pensieri, persone, fatti, libri. 1984-1990 (1993).
Muore a Roma nel 1990.
L’opera omnia è stata raccolta in due volumi da F. Serra, sotto la direzione di E. Siciliano (Bompiani, 2000-02).