Nato a Corneto Tarquinia nel 1887, Vincenzo Cardarelli (il cui nome all’anagrafe era Nazareno Caldarelli) passa l’infanzia e la giovinezza in Maremma, per poi trasferirsi a Roma dove è critico drammatico del “Tempo” e del “Tevere”.
Nel 1919 è uno dei fondatori della “Ronda”, della cui poetica sarà l’interprete fedele, rimanendovi legato per tutta l’ampia parabola della sua attività letteraria. Collabora al “Marzocco”, alla “Voce” e a “Lirica”; dal 1949 al 1955 è direttore della “Fiera letteraria”. La sua attività letteraria inizia con le prose di Prologhi (1916), Viaggi nel tempo (1920), Favole della Genesi (1924) e Terra genitrice (1924), poi riunite con tagli e con aggiunte in Prologhi, viaggi e favole (1931). All’ideale di una prosa classicamente atteggiata fra gusto intellettuale della meditazione, memoria, sentenza, moralità, descrizione, Cardarelli rimane fedele anche in tutte le altre sue opere, da Il sole a picco (1929; 1952) a Parole all’orecchio (1931), a Parliamo dell’Italia (1931), a Giorni di piena (1934), a Il cielo sulle città (1939), a Rimorsi (1944), a Lettere non spedite (1946), a Solitario in Arcadia (1947), a Villa Tarantola (1948; 1968), a Il viaggiatore insocievole (1953), a Viaggio d’un poeta in Russia (1954). La purezza formale e l’estrema attenzione alla parola si colgono nelle Poesie (1936; 1958).
Tra le altre opere, raccolte in parte dopo la sua scomparsa avvenuta a Roma nel 1959, si possono ricordare Parliamo dell’Italia (1931, saggi), Invettiva e altre poesie disperse (1964), La poltrona vuota (1969, cronache teatrali), oltre al ricco epistolario. Un’edizione di Opere complete è stata curata da G. Raimondi (Mondadori, Milano 1962); un’altra raccolta di Opere si deve alla cura di C. Martignoni (nei “Meridiani” Mondadori, 1981).