1978: Un altare per la madre, Garzanti
Ferdinando Camon nasce a San Salvaro di Urbana (Padova) nel 1935. Dopo la laurea in Lettere all’università di Padova, si dedica alla letteratura sia come narratore sia come saggista e studioso della cultura contadina. L’esordio risale al 1967 con la raccolta di poesie Fuori storia, seguita a breve dai romanzi Il quinto stato (1970) e La vita eterna (1972, ma riedito in stesura definitiva nel 1988 col titolo Romanzi di pianura). Nel 1973 giunge il primo riconoscimento della critica: Premio Campiello alle poesie di Liberare l’animale. Seguono quindi i romanzi Occidente (1975), Un altare per la madre (1978, qui presentato), La malattia chiamata uomo (1981), Storia di Sirio (1984), La donna dei fili (1986), Il canto delle balene (1989, Premio Campiello), Il Super-Baby (1991) e Mai visti sole e luna (1994). L’attività saggistica si apre nel 1968 con la fondazione della rivista «La nuova critica» e prosegue con lo studio socio-letterario Letteratura e classi subalterne (1974). Negli stessi anni, inizia una riflessione sulla letteratura e le sue forme della quale resta traccia ne Il mestiere di poeta (1965), La moglie del tiranno (1969) e I miei personaggi mi scrivono (1987). Da alcuni incontri coi protagonisti della letteratura novecentesca nascono Aberto Moravia. Io e il mio tempo (1988) e Conversazione con Primo Levi (1991). Fra le opere più recenti vanno menzionate La cavallina, la ragazza e il diavolo (2004, Premio Giovanni Verga), Tenebre su tenebre (2006) e La mia stirpe (2011). Nel 2016 è insignito del Premio Campiello alla carriera.