Proposto da
Maria Rosa Cutrufelli
«Il romanzo di Federico Bonadonna, Hostia, racconta una Roma nascosta e spesso sconosciuta agli stessi romani, la sua periferia bella nonostante il degrado, la sua umanità sofferente. Lo fa con accenti a volte pasoliniani e usando in molte pagine un dialetto rude e colorito, mai però di maniera. Al centro del racconto c’è una bambina con la sua infanzia difficile, descritta con delicato realismo e profonda empatia. La conosciamo a poco a poco, soprattutto attraverso le parole dello psicologo che la cura. E che a sua volta ha bisogno di cure… Il romanzo di Bonadonna ruota attorno a storie di famiglie complicate, storie che s’intrecciano e si rispecchiano l’una nell’altra, pur mantenendo la loro diversità. Ci sono misteri, in queste storie. C’è un tocco di noir che prende il lettore o la lettrice: cosa c’è dietro il comportamento aggressivo della bambina? E cosa c’entra la politica con questa creatura infelice e marginale? Interrogativi che tengono con il fiato sospeso. Ma il vero fascino del romanzo sta nella descrizione della sofferenza intima dei personaggi, nell’analisi dei loro impulsi, nel racconto del loro modo di vivere e della società che li accoglie o li rifiuta. Un romanzo psicologico e al tempo stesso sociale.»