Proposto da
Gian Arturo Ferrari
«Gabriele Dadati ha scritto un romanzo sorprendente. Ruota intorno a un’opera d’arte, ma l’arte è qui vista con una angolatura bassa, umile, lontana da ogni titanismo. La povera ragazza del ritratto è il contrario del fasto dorato e inquietante che siamo soliti associare a Klimt. Il filo, tinto di giallo, del racconto corre per quattro generazioni scandite da vicende drammatiche, ma tutte, come dice uno dei protagonisti, senza amore, in un’apparente freddezza. Il romanzo narra l’estinzione di una grande capitale culturale, Vienna. Ma lo fa senza l’abituale retorica, attraverso oggetti, ambienti, circostanze di uso e pratica comune. Tutta questa cornice dismissiva è fatta in realtà per esaltare il mistero di cui il libro parla senza mai enunciarlo apertamente: quello della creazione artistica, unico riscatto dalla desolazione e dall’angustia della vita.»