Il figlio di Forrest Gump

immagine per Il figlio di Forrest Gump Autore: Angelo Ferracuti 
Titolo: Il figlio di Forrest Gump
Editore: Mondadori

Proposto da Lorenzo Pavolini

«Presento all’edizione 2025 del Premio Strega il romanzo di Angelo Ferracuti Il figlio di Forrest Gump (Mondadori) perché restituisce ai rapporti familiari, con il loro carico di attrazione e repulsione, il valore di una riflessione pubblica. Il romanzo di formazione di un giovane uomo che non riesce a gestire rabbia e ansia, diventa un commovente reportage – genere che Ferracuti pratica da decenni con maestria – degli ambienti dove è cresciuto e che è sul punto di abbandonare proiettandosi all’esterno alla ricerca di una riconciliazione fuori tempo massimo – o almeno un contatto, che può avvenire solo nello spazio della letteratura.

Tenuta mentale, determinazione, solitudine appartengono alla scrittura come alla corsa sulle lunghe distanze e accomunano Angelo Ferracuti e il padre Mario; un padre che poche ore prima di morire, con un filo di voce, ribadisce il desiderio che il figlio con cui si è sempre scontrato scriva di lui. Il figlio di Forrest Gump è il nomignolo che alcuni amici hanno affibbiato ad Angelo per via di questo padre che a un certo punto della vita si è messo a correre e sembra non fermarsi più, diventando il terzo italiano per maratone percorse, arrivando a marciare per 48 ore no stop (303 km).

Ne nasce un racconto intimo e senza sconti alla già poderosa automitologia paterna. Il romanzo di Ferracuti è l’autobiografia di un’epoca, l’interrogazione di cosa resta dello scontro generazionale vissuto nel ring di molte famiglie negli anni Settanta, l’urto del pragmatismo borghese democristiano e cauto dei padri contro lo slancio irruento dei figli come Angelo che partecipavano ai movimenti anarchici della sinistra, ordine e chiusura opposte a caos e apertura, capelli corti per non sudare troppo nella corsa contro capelli lunghi da ribelli, corse nelle strade contro proteste nelle piazze, un contrasto implacabile che ha plasmato il Paese e non è ancora sopito.»


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