Rubare la notte

immagine per Rubare la notte Autore: Romana Petri 
Titolo: Rubare la notte
Editore: Mondadori

Proposto da Teresa Ciabatti

L’infanzia è un equivoco, sembra dire Romana Petri. Prende Antoine Saint-Exupéry, l’autore del libro che ancora oggi forma generazioni di umani, va all’origine di quell’immaginario e ne svela l’altro lato – il lato invisibile della luna. Petri compie il gesto letterario di dissacrare l’infanzia intesa come luogo e tempo d’innocenza.
Così Tonio, che tutti conosciamo come autore de Il piccolo principe, animo delicato, capace nei libri di ragionare di fiori e spine, nella vita è stato anche spregevole. Viziato, capriccioso, dispotico già da bambino.

Rubare la notte racchiude l’intera esistenza di Antoine Saint-Exupéry – voli, traversate, guerra, amori –, e al contempo la vita intima, ciò che gli passa per la testa che è poi quel sopra le nuvole, quel tutto bianco su cui proietta ciò che desidera.

Il bambino e l’aviatore sono parti di sé, generate, al pari di fiori e spine, da una mente sognatrice e insieme prepotente. Che sia questa l’infanzia? Che sia questa la letteratura? Gettare ombre dove si pretende, per tranquillità dello spirito, solo luce.

E anche: invertire le proporzioni, rovesciare i luoghi comuni. Ecco allora che il rapporto madre-figlio, quel rapporto morboso, non è la madre a crearlo ma il figlio.

Il ribaltamento – chi protegge, chi veglia – è la più grande vertigine del libro, l’altezza non controllata, la sola altezza che spaventa (in volo Tonio non ha vertigini).

Romana Petri inventa un nuovo genere di biografia letteraria, tra la ricostruzione esatta alla Emmanuel Carrere (Io sono vivo, voi siete morti) e quella tutta d’immaginazione alla Joyce Carol Oates (Blonde). Anziché partire dai dati biografici, Petri parte dall’immaginario per ricostruire la vita dello scrittore – vita a sua volta travisata, romanzata al fine di rendere l’essenziale: l’urto tra quel che si crede che sia, e quel che è, tra origine e fine.

Cuore puro, cuore malato, il Tonio di Romana Petri guarda da più in alto possibile la sorte degli umani e pone le condizioni di una trasformazione rivoluzionaria, più forte del surrealismo, più forte di ogni paura che incatena alla terra, più forte della morte perché i bambini non hanno paura della morte.

Scrittrice raffinata, in trentatré anni di carriera e venticinque libri, non ha mai ceduto alle mode, portando avanti una letteratura personalissima e consapevole.


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