Sin dalla nascita il Premio Strega è stato indice dei gusti letterari degli italiani. I libri premiati, dal 1947 a oggi, raccontano il nostro Paese documentandone la lingua, i cambiamenti, le tradizioni.

I libri proposti dagli Amici della domenica

immagine per Adelaida
proposto da:
Romana Petri
«Adrián N. Bravi ci racconta la storia di questa formidabile donna Adelaida Gigli, bella e fascinosa come Jeanne Moreau, che a Buenos Aires partecipa alla vita culturale e politica dalla parte dei poveri fondando la rivista «Contorno». Artista a sua volta, è ceramista di talento, critico d’arte e amante della letteratura. Ma dividendola in due categorie: quella da leggere e dimenticare (da leggere comunque) e quella da leggere e ricordare. Chi scrive questa magnifica biografia, ci mette l’entusiasmo di chi, avendo conosciuto l’inafferrabile Adelaida, è obbligato a metterci dentro anche qualcosa di sé. Non della sua vita al posto di quella di Adelaida, ma ciò che Adelaida genera in lui quando l’ha conosciuta a Recanati (tornata ormai definitivamente) all’età di sessantun anni. Il fascino sembra non permetta alla bellezza di fuggire, all’intelligenza di non aggiungere bellurie indelebili in chi, molto più giovane, conosce una donna in procinto di diventare anziana, eppure la vede com’era. La scrittura mirabile di Bravi è come uno specchio. Lui scrive guardandoci dentro, ma non trova sé stesso. Flaubertianamente indentificato con Adelaida è lei che fa muovere, rivivere, soffrire, ma avere ancora qualche fondamentale, fugace appuntamento di felicità nell’ultima parte della sua vita solitaria. È da quello specchio che Bravi si accorge, nei funerali di Adelaida, di come sia inutile, a volte, chiudere gli occhi dei morti. Chi l’ha detto che non possano vederci? Un’opera di rara bellezza (molto più di una biografia). Bravi, con Adelaida, ci offre in dono la vita di una donna unica, che nessun lettore potrà mai dimenticare.» (R.P.)
Gli innamorati
proposto da:
Marco Cassini
«Dal giorno in cui ho letto “Gli innamorati”, l’ultimo romanzo di Peppe Fiore, certe sue scene, figure, battute mi sono rimaste nella memoria e a momenti riaffiorano caparbie nei miei pensieri e nelle mie parole. È sintomo evidente che la storia, molto ben orchestrata dall’autore – e che si svolge tutta nella Roma così vicina ma così lontana del 2006, e in un ordito dove arte, politica, potere si intrecciano in maniera naturale a rapporti di amore e di amicizia che resistono a tutte le intemperie, con la salvifica benedizione di una possibile “bella giornata” spesso evocata e sempre in agguato anche dopo i peggiori nubifragi – ha una vitalità e una persistenza rare, meritevoli di attenzione. L’assai sapiente impianto narrativo e l’efficace verosimiglianza di personaggi, lingua e circostanze, finalmente liberate dal vincolo dell’autofiction così tanto in voga, e l’indubbia abilità dell’autore nello sciorinare sulle sue pagine una storia godevole e ammaliante, tra i suoi meriti molteplici sono quelli che mi hanno persuaso a proporre questo romanzo per il Premio Strega.» (M.C.)
Le cose di prima
proposto da:
Arnaldo Colasanti
«È un romanzo feroce, pudico, intelligente, profondo. Il tema generale è la disgregazione dell’esistenza: quello specifico è lo sguardo di un bambino, oggi uomo, che ritorna in quella voragine di sofferenza in cui, tuttavia, palpita la vita. Nella lingua di Aloe tutto è emblematico: ogni passaggio stringe con forza la voce ustionata della giovinezza pensata dal tempo della maturità, dalla soglia dell’enigma. Credo, in tutta onestà, che un romanzo così (mai fatuo e sempre autentico e selvaggio) non possa mancare nell’edizione di quest’anno.» (A.C.)
immagine per Umor Vitreo
proposto da:
Ilaria Catastini
«L’invidia è al centro di questo romanzo di Paola Musa, poetessa e scrittrice sardo-romana dalla penna elegante e profonda, che ha deciso di dedicare diversi anni di scrittura a un progetto narrativo sui sette vizi capitali. Un paese entra in un periodo di dittatura per mano di un uomo e della sua donna, Marla Naiges, un passato di violenze familiari, una personalità torbida e distruttiva. Marla vive in bilico tra la non accettazione di ciò che è, dei suoi limiti, del suo drammatico passato e il sentimento di odio-amore nei confronti della protagonista io narrante, Ania, che ha conosciuto nella sua infanzia segnata dalla povertà di un villaggio di minatori. La piccola Ania possiede tutto quello che Marla non ha e non potrà mai avere: un padre buono che la rispetta, una madre intelligente, la possibilità di studiare, vestiti e scarpe di buona fattura, una casa decorosa, un fratello che invece a lei è morto, per sua colpa. Da adulta, Ania ha un marito che la ama, ha un figlio, che invece lei ha perso. Marla si insinua in ogni piega della vita di Ania, la quale ne è soggiogata fin da bambina. Quando Marla diviene la moglie del dittatore, Ania con la propria famiglia continua a essere oggetto di una incessante invasione alla quale non riesce a sottrarsi, nonostante il disagio, per paura delle conseguenze. Alla fine dei suoi giorni Ania decide di raccontare a un giornalista i dettagli del suo rapporto con la “diavolessa”, come il popolo usava chiamare Marla, per liberarsi di un peso insostenibile durato una vita e causa di tante sofferenze. Musa ha la capacità di scavare nell’animo umano, perfora la superficie portando alla luce le ombre e il buio della coscienza. In questa prova magistrale mette insieme gli ingredienti di un sentimento che è dentro ognuno di noi, che spesso si fatica a controllare e che condiziona la vita e la felicità degli uomini più dell’amore. Per questo motivo intendo segnalare Umor vitreo, di Paola Musa, all’edizione 2024 de Il Premio Strega.» (I.C.)

Vincitore 2023

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29 Febbraio 2024

Venerdì 5 aprile sarà annunciata la dozzina in una conferenza stampa che si terrà presso la Camera di Commercio di Roma nella Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriano

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