Proposto da
Antonio Augenti
«Non è agevole riassumere il racconto che Benedetta Cosmi condivide con il lettore, seguendo le vicende di un gruppo di giovani all’ascolto dei quali, sul Frecciarossa Milano-Roma, si pone un anziano giornalista, da poco in pensione.
Si tratta di una storia che accomuna vissuti individuali connotati, sì, da specificità, ma che nell’anno della pandemia sono tratti ad interpretare, con scambievole complicità e in modo contraddittorio, una stagione dalla quale dovrebbero ripartire con orgoglio e sentimento. Quali? Se l’orgoglio non si sposa con la saggezza e il sentimento, come qualcuno osserva, si esprime talvolta in modo mutilato, allora occorre attendere che il tempo possa sanare ferite e risolvere turbamenti e interrogativi individuali perché i modi di essere trovino modo di dispiegarsi.
Da questo punto di vista il romanzo di Benedetta Cosmi, che, senza piegarsi alla moda, è certamente romanzo di formazione, si connota soprattutto come analisi politico-letteraria. I vissuti individuali dei protagonisti e la stessa relazione che li fa camminare insieme verso un improbabile 2036, quindicesimo anniversario del gruppo, non prescindono, infatti, dall’aggrovigliato intreccio dei tanti problemi che mettono duramente alla prova una generazione tenuta in sospeso: occupazione, salute, benessere non soltanto materiale, mutamenti sociali e culturali.
Sonia, Giannenrico, Adriana, Olimpia descrivono, nel modo di affrontare le sfide di una stagione difficile, i caratteri di una generazione fragile, sguarnita, ma che avverte intimamente il bisogno di riscatto sulla linea di un’utopia che, come tale, evidenzia il rapporto tra desiderio e azione, tra scopo e difficoltà di conseguirlo.
L’autrice è dentro i personaggi che tratteggia con pennellate stilistiche di rara abilità. Qualcosa va, infatti, osservato sulle sue capacità espressive. La scrittura, colta e documentata, è forte, assolutamente moderna, asciutta; invia ininterrotte schegge di colore e di luce che mozzano la retorica di un sentire che ha modo di rappresentarsi, invece, senza enfasi e ridondanza, con rapidità, ma insieme con profondità.
Il lavoro di Benedetta Cosmi merita di concorrere ad un premio letterario quale lo Strega. Dalla lettura del libro si esce con il convincimento che le complicazioni – che soprattutto le nuove generazioni stanno vivendo in un tempo che ha sospeso desideri e aspettative, ma non ha azzerato la voglia di una “nuova ascesi” – possono essere messe alle spalle, parafrasando il titolo del libro, con ragione e sentimento.»
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