28 Febbraio 2020

proposto da Alessandro Barbero

Volevo scrivere un’altra cosa

Luciano Curreri
Volevo scrivere un’altra cosa
Passigli Editori

Proposto da
Alessandro Barbero

«Luciano Curreri (1966) è alla sua terza prova narrativa (dopo A ciascuno i suoi morti, 2010, e Quartiere non è un quartiere. Racconto con foto quasi immaginarie, 2013) ma è anche fecondo autore di saggi, sempre documentati e creativi, in bilico fra letteratura e storia: con le ‘pinocchiate’ ha attraversato la storia recente d’Italia e si è inventato un’altra letteratura italiana, figlia di testi minori; partendo dalla Comune di Parigi si è interrogato sull’Europa della comunità; ha indagato la ricezione dialettica e giocosa di due grandi personaggi dell’antichità, Scipione e Spartaco, ma anche la memoria della guerra civile spagnola tra finzione, propaganda, testimonianza e realtà.
Il libro che qui si presenta, Volevo scrivere un’altra cosa (Passigli 2019), è visibilmente il frutto di un lavorìo intenso, da parte di uno scrittore che è anche un letterato, uno storico e un filosofo, e che sta trovando una sua voce distintiva, capace di suscitare interrogativi non banali.
Il libro punta sulla forma breve in un momento in cui – nonostante si assista in Italia a un certo ritorno del racconto – la forma breve non accontenta nessuno, né il pubblico né gli editori; tutti i diciotto frammenti della raccolta hanno poi una specie di postilla più o meno lunga, che si presenta in forma innocua come se volesse spiegare, ma che invece finisce per rendere il testo ancora più spiazzante e per sconvolgere, talvolta addirittura invertire, l’interpretazione. Proprio la compattezza di questa struttura fa sì che il libro non sia in realtà una raccolta di racconti ma un lavoro compatto, quasi fosse un romanzo per frammenti e per titoli, con dediche ad illustri scrittori cui non si fa il verso, certo, ma la cui presenza s’intuisce, tra forma e contenuto.
La partecipazione al Premio Strega è il salto di qualità che la voce di Curreri merita per venire del tutto alla luce e scoprirsi in altri e più importanti lavori nell’avvenire.»

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