Titolo: Apnea
Editore: Fandango Libri
Proposto da Clara Sereni, Sandro Veronesi
La faccia immersa nella neve, come ovatta soffice che gli toglie il fiato. È la vertigine dell’apnea. Pochi attimi prima Lorenzo stava sciando insieme a Johanna, la sua fidanzata. Un momento spensierato come tanti, ormai irrimediabilmente ricacciato indietro, in un passato lontano. Poi la corsa in ospedale in elicottero, il coma farmacologico e un’operazione di nove ore alla colonna vertebrale. Dai capezzoli in giù la perdita completa di sensibilità e movimenti. D’ora in avanti Lorenzo e il suo corpo vivranno da separati in casa. Ma l’unica cosa che conta, adesso, sono le mani. Poter riprendere a muoverle, poter ricominciare a suonare la chitarra, perché la musica è tutta la sua vita. Dalla terapia intensiva ai lunghi mesi di riabilitazione in una clinica di Zurigo, fino al momento di lasciare il nuovo grembo materno che lo ha tenuto recluso ma lo ha accudito e protetto durante la convalescenza. È il difficile reinserimento in un mondo dove all’improvviso tutto è irraggiungibile e tutti sono diventati più alti, giganti minacciosi dalle ombre imponenti. Con coraggio e determinazione Lorenzo Amurri racconta il suo ritorno alla vita. La voglia di vedere, di toccare, di sentire. Di riprendere a far tardi la notte insieme agli amici, di abbandonarsi all’amore della sua donna e riconquistare la libertà che gli è stata rubata. Ogni tappa è una lenta risalita verso la superficie, un’apnea profonda che precede un perfetto e interminabile respiro…
Apnea racconta una vicenda estrema come poche. Eppure, grazie anche alla scrittura contenuta quanto efficace, proprio i sentimenti e le emozioni estreme che la attraversano interrogano ciascuno di noi. Interrogano la cosiddetta normalità, il nostro cosiddetto equilibrio: di noi che camminiamo su una lama di rasoio, costantemente in bilico sul baratro, di noi che abbiamo bisogno ogni giorno di uscire dai nostri baratri grandi e piccoli, attraversati comunque – che ce lo diciamo o no – da quegli stessi sentimenti e da quelle stesse emozioni.
Clara Sereni
Quando ho letto il manoscritto di Apnea non sapevo che razza di uomo fosse Lorenzo Amurri. Non l’avevo mai visto, non avevo ancora letto una sola pagina del suo blog. Ho dunque potuto concentrare la mia attenzione sul romanzo, e ne sono rimasto impressionato: un distillato di energia tensiva, di realismo, di stile, di coraggio. Una di quelle volte in cui si ringrazia il cielo per essere stati scelti come primi lettori di un gesto letterario potente e maturo, e ci si gode il privilegio di andare a trovare l’autore per dirgli che il suo lavoro è di grande valore. A quel punto ho conosciuto Lorenzo, ho capito che uomo è. Ho capito, soprattutto, che questo romanzo è il risultato di un irriducibile ciclo del talento, che in lui era esploso in giovinezza come musicista, poi si è concentrato per una quindicina d’anni in capacità di resistenza e accettazione, e infine, tramite la nocca del dito mignolo della sua mano destra, era riesploso nella scrittura. Il talento che si trasforma in forza e poi di nuovo in talento: è il dono della metamorfosi.
Sandro Veronesi