La vita in tempo di pace

immagine per La vita in tempo di pace Autore: Francesco Pecoraro 
Titolo: La vita in tempo di pace
Editore: Ponte alle Grazie

Presentazione di Giuseppe Antonelli, Gabriele Pedullà

L’ingegner Ivo Brandani è sempre vissuto in tempo di pace. Quando il libro comincia, il 29 maggio 2015, Ivo ha sessantanove anni, è disilluso, arrabbiato, morbosamente attaccato alla vita. Lavora per conto di una multinazionale a un progetto segreto e sconcertante, la ricostruzione in materiali sintetici della barriera corallina del Mar Rosso: quella vera sta morendo per l’inquinamento atmosferico. Nel limbo sognante di un viaggio di ritorno dall’Egitto, si ricompongono a ritroso le varie fasi della sua esistenza di piccolo borghese: la decadenza profonda degli anni Duemila, i soprusi e le ipocrisie di un Paese travolto dal servilismo e dalla burocrazia, il sogno illusorio di un luogo incontaminato e incorruttibile, l’Egeo. E poi, ancora indietro nel tempo, le lotte studentesche degli anni Sessanta, la scoperta dell’amore e del sesso, fino ad arrivare al mondo barbarico del dopoguerra, in cui Brandani ha vissuto gli incubi e le sfide della prima infanzia. Chirurgico e torrenziale, divagante e avvincente, La vita in tempo di pace racconta, dal punto di vista di un antieroe lucidissimo, la storia del nostro Paese e le contraddizioni della nostra borghesia: le debolezze, le aspirazioni, gli slanci e le sporcizie, quel che ci illudevamo di essere e quel che alla fine, nostro malgrado, siamo diventati.

Un uomo sale su un aereo da cui non scenderà più. Durante il volo – dalle 9.07 a.m. alle 7.47 p.m. del 29 maggio 2015 – la sua mente alterata dal Tavor viaggia a ritroso nel tempo, attraversando all’inverso settant’anni di vita italiana. Uno sciamanico conto alla rovescia in cui le distanze sono colmate da una fitta e sapiente campitura di parole. È la tensione dello stile il filo che unisce l’ora e l’allora, e la storia ci cammina sopra, sempre a un passo dall’inabissarsi nell’apocalisse. Mentre la rabbia trattenuta dalla letteratura riesce a raccontare – con una voce nuova – l’intima violenza della vita in tempo di pace.
Giuseppe Antonelli

Come appaiono le cose viste dalla fine? La fine di una esistenza, di una cultura, forse dello stesso mondo naturale. E’ anche attorno a questa domanda che è costruito il libro di Francesco Pecoraro. Riallacciandosi alla migliore tradizione novecentesca del romanzo-saggio, “La vita in tempo di pace” ripercorre a ritroso settant’anni di storia italiana e dell’Occidente: dall’Apocalissi prossima ventura indietro e indietro sino alla Seconda guerra mondiale, quando il mondo sembrava ancora giovane. Lirico e iroso, intelligentissimo e spietato, per parlarci del nostro presente senza illusioni (fosse pure l’illusione di un facile pessimismo) il libro di Pecoraro prende la forma del grande affresco epocale, in cui attraverso la vita dell’ingegnere Ivo Brandani rivivono davanti ai lettori la grettezza dell’Italia cattolica degli anni Cinquanta, le speranze degli anni Sessanta, le passioni politiche degli anni Settanta, la fine dei sogni egualitari degli anni Ottanta, la rassegnazione degli anni Novanta. Un grande romanzo neodarwiniano ma non naturalistico: anzi, verisimile perché refrattario a ogni banale trasfigurazione sociologica e capace di andare alla radice delle cose perché animato da una visionarietà dolorosa.
Gabriele Pedullà


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