Malabar

immagine per Malabar Autore: Gino Battaglia 
Titolo: Malabar
Editore: Guida

Proposto da Marcello Rotili, Arrigo Levi

È il 1578. Il giovane missionario gesuita Matteo Ricci trascorre alcuni anni in India, a Cochin, porto del Malabar, emporio delle spezie, città di coabitazione tra comunità religiose ed etniche diverse. È inviato dai superiori del collegio in cui vive a rintracciare un antico missionario, Padre Alvaro Penteado. Abbandonato dai connazionali, ma considerato un uomo santo dagli indiani, il vecchio, che non ha quasi più nulla di europeo, sembra confuso e schiacciato dai suoi fallimenti. Ma il suo racconto trascina il giovane, lo sommerge come le acque torbide della laguna di Cochin, guidandolo alla scoperta di un mondo smisurato e conturbante, conducendolo dove egli, con tutta la sua scienza e la sua razionalità, non avrebbe mai voluto o pensato di spingersi.

Tra i fondatori della Comunità di Sant’Egidio per la quale lavora da molti anni, esperto di Storia dell’Asia, Gino Battaglia propone con scrittura elegante e diretta la complessa vicenda della preparazione all’attività missionaria dell’italiano più famoso in Cina dopo Marco Polo: Matteo Ricci, gesuita originario di un’aristocratica famiglia marchigiana, nato a Macerata nel 1552, da tempo considerato come una tra le più spiccate personalità del secondo millennio, riuscì a convertire al cattolicesimo gran parte della corte di Pechino e, nel complesso, circa tremila sudditi dell’impero del Drago. Prima di raggiungere Pechino, Ricci trascorse gli anni dal 1578 all’82 nell’India sud-occidentale, sulla costa di Malabar, porto vivacissimo e centro del mercato internazionale delle spezie, allora colonia portoghese, dove fu ordinato sacerdote. Incaricato dai suoi superiori di rintracciare e condurre nel collegio in cui egli stesso risiedeva il vecchio padre Alvaro Penteado, uno dei primi missionari cattolici in India (personaggio reale come la gran parte di quelli presenti nel romanzo), Matteo Ricci riesce ad incontrare padre Penteado, ricavando dal lungo racconto della sua vita l’immagine di una società molto più complessa e stratificata di quanto la sua razionalità e tutta l’impalcatura dottrinaria del suo sapere gli avessero lasciato immaginare. Dalla narrazione, ricca di dettagli storici di grande interesse, emerge il determinante valore pedagogico della penosa vicenda di Penteado sul futuro, nuovo evangelizzatore della Cina. Connotato dal valore aggiunto della conoscenza storica, il racconto si segnala per forza e spessore culturale e morale, mostrando qualità che lo rendono più che degno di prender parte all’impegnativa, prestigiosa gara per il conferimento del Premio Strega.
Marcello Rotili

Prima di intraprendere la sua missione in Cina, Matteo Ricci, il grande missionario gesuita, trascorse alcuni anni in India, ed è qui che lo incontriamo, nel romanzo di Gino Battaglia, Malabar, quando tutto deve ancora cominciare. Il giovane è inviato dai superiori a rintracciare un vecchio missionario, Padre Alvaro Penteado, che vive in un antro in fondo al mercato di Cochin, nel Malabar (India del sud). Condannato a una vita oscura, ma considerato un uomo santo dagli indiani, il vecchio, che non ha quasi più nulla di europeo, sembra confuso e schiacciato dai suoi fallimenti. Tra i due si stabilisce un legame tortuoso e tormentato. Il vecchio Penteado parla e racconta la sua vita, la sete di avventura e di gloria, la traversata verso le Indie, il mare, i pericoli, le armi, l’ardore della fede, le traversie patite e soprattutto il suo ultimo viaggio attraverso l’India. Il racconto del vecchio Penteado trascina il giovane, lo guida alla scoperta di un mondo smisurato e conturbante, e lo conduce dove egli, con tutta la sua scienza e la la sua razionalità, non avrebbe mai voluto o pensato di spingersi. Nella narrazione si intrecciano le vicende e gli intrighi che agitano quegli anni in quelle terre. Cochin è il grande porto del Malabar, da cui partono le vie commerciali che attraversano l’Oceano Indiano, emporio delle spezie, città di coabitazione tra comunità religiose ed etniche diverse (hindu, musulmani, ebrei, cristiani…). Non solo per i missionari gesuiti, dunque, ma per gli europei in generale il Malabar diventa un “laboratorio” di nuove comprensioni dell’altro, quando i mercanti, i religiosi e i viaggiatori devono confrontarsi per la prima volta con civiltà diverse, altrettanto consistenti, quando non superiori alla propria. Una storia antica, dunque, ma una sfida che appare oggi ancora aperta e attuale, se si pensa all’ascesa delle potenze asiatiche come l’India e la Cina che sembrano riprendere il loro posto nel mondo, dopo la parentesi del dominio occidentale. Ancora una volta – e forse con rinnovato interesse – si pone il problema della reciproca comprensione. Ed è questo uno dei motivi dell’interesse e dell’attualità del libro di Battaglia. Malabar è dunque un romanzo sull’India e sulla sua seduzione, una galleria di personaggi storici evocati con maestria, ma insieme un avvincente romanzo di viaggio, un romanzo di formazione, in cui si intrecciano i temi del rapporto tra le generazioni, dell’inganno del vigore della giovinezza, e soprattutto dell’alterità e della necessità (nonché della difficoltà) del dialogo. Tale ricchezza, assieme a una scrittura raffinata ed elegante, costituiscono i pregi di un libro che senz’altro propongo per la partecipazione al Premio Strega.
Arrigo Levi


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