Titolo: Nella casa di vetro
Editore: Gaffi
Presentazione di Arnaldo Colasanti, Massimo Raffaeli
Cos’è una famiglia felice? Ecco la domanda impellente che Munforte ci pone. Davide, voce narrante del libro, padre di Andreas e marito di Elena (con la quale cresce anche una figlia concepita con un altro uomo, Sara), osserva la vita dei suoi cari con discrezione. Vede Sara che si sistema gli occhiali mentre impara a leggere una nuova parola, e poi Elena che trattiene il dolore – ma per cosa? La casa nella quale condividono il quotidiano sembra protetta da una bolla di vetro mentre appena fuori dalla finestra, sulla tangenziale milanese, le macchine sfrecciano in un frastuono. Quella bolla è la voce stessa del narratore a crearla, quasi volesse posare sulla casa un’aura che la difenda dagli urti con il mondo. Davide si nasconde, forse non c’è, vede soltanto, e si domanda se questa esistenza che un giorno lasceremo, tutto ciò che abbiamo costruito, le persone che abbiamo amato, continuerà anche senza di noi. Com’è il mondo quando gli voltiamo le spalle? Nella casa di vetro è una favola metropolitana, o una preghiera, quella di un padre, e di un marito, che cerca di conservare ogni attimo d’amore, di non dissipare il tempo condiviso, perché sa che questo è il solo modo per riconsegnarli all’eternità.
Ho letto con entusiasmo il romanzo di Giuseppe Munforte, Nella casa di vetro, editore Gaffi, e ho l’impressione che sia un libro straordinario per intensità e forza morale e narrativa. Credo che per il Premio Strega la candidatura del romanzo di Munforte sia un segno importante di rigore e fedeltà a quella letteratura alta che amiamo. Va anche sottolineato il lavoro decennale dell’editore romano Gaffi: un lavoro attento, rilevante, di grande ricerca e coerenza editoriale. Mi permetto di offrirmi come presentatore de Nella casa del vetro per l’edizione 2014 del premio Strega, consigliando la lettura e suggerendone il massimo di promozione, anche nel mondo delle scuole.
Arnaldo Colasanti
È una storia elementare quella che Giuseppe Munforte sviluppa nel romanzo Nella casa di vetro (Gaffi). Delle storie elementari essa ha purezza e la cadenza che si impone come un atto di necessità: è infatti la storia di un amore (l’amore di un uomo per la sua donna, per i loro due figli) e insieme di una perdita che non si lascia smaltire. Una materia tanto incandescente, a rischio, tuttavia passa al vaglio di un ritmo esatto e frontale, di continuo ibridato dalle intermittenze di uno stile vitreo che sa accendersi di bagliori espressionisti. Milano e il paesaggio brumoso, decolorato, una periferia senza margini, eterne luci di semafori e neon che surrogano il sole invisibile: questa è la cornice della vita usuale, normale, lo sfondo inderogabile che perimetra l’esistenza di David e Elena, gli sposi-amanti, come di Sara e Andreas che una tragedia incombente renderà dei figli a vita. Munforte ne segue il decorso con uno sguardo fermo, partecipe eppure mai complice, che è lo sguardo stesso della pietas.
Massimo Raffaeli