Storia umana e inumana

immagine per Storia umana e inumana Autore: Giorgio Pressburger 
Titolo: Storia umana e inumana
Editore: Bompiani

Presentazione di Gianfranco de Bosio, Sergio Giovine

Giorgio Pressburger compie con questo libro un viaggio “dantesco”, conducendo il lettore tra figure storiche, grandi dittatori, grandi filosofi e grandi artisti, personaggi della Divina Commedia, protagonisti della contemporaneità come il camorrista Sandokan e Nelson Mandela, figure amate e rimpiante come il nonno e il fratello Nicola… Tutte le presenze del libro vengono a costituire una galleria ricchissima e sfaccettata che impone al protagonista di ripensare alla propria vita collocandola sia all’interno della storia millenaria del popolo ebraico, sia sullo sfondo del recente “secolo breve” – quel Novecento che ha segnato la sua esistenza e che più che mai si è accanito contro i valori supremi cui Pressburger nonostante tutto crede: l’amore e la libertà. Il dialogo con i morti, la riflessione sulla storia, l’analisi critica di una realtà caotica e multiforme si risolvono in visione onirica, ma soprattutto poetica: e dichiaratamente poetica è infatti la prosa di Pressburger, scandita da spazi bianchi che accennano a un ritmo di versificazione e invitano a una lettura “inattuale”, segnalando un progetto letterario contro corrente rispetto alle tendenze dominanti di questo inizio secolo.

L’autore racconta la propria indagine interiore, che affonda in una storia di millenni. La ricerca delle proprie radici lo conduce all’invenzione di un linguaggio originale, che fonde intuizioni poetiche con avvenimenti custoditi nella memoria. Il tormentato ricordo del “secolo orribile” ci viene comunicato da una scrittura stimolante e limpida. Una presenza d’eccezionale qualità nella narrativa contemporanea.
Gianfranco de Bosio

Con Storia umana e inumana, di cui Nella regione profonda e Nei boschi felici rappresentano due sezioni distinte, Giorgio Pressburger conclude la trilogia inaugurata tre anni fa con Nel regno oscuro. Pressburger porta a termine un’esplorazione del “secolo terribile” che per audacia di concezione e finezza di scrittura non ha l’eguale nell’odierno panorama letterario. Dopo essere risalito alle remote origini di una famiglia ebrea le cui stimmate sono la diaspora e la deportazione, l’A. osa guardare a modelli altissimi, da Dante a Goethe, e ne ricava un romanzo fluviale per un tempo, il nostro, che sembra essersi fatto incapace di ricordare. L’idea-guida è che tutto il male del mondo si offra a una improbabile e forse contraddittoria redenzione, fosse pure soltanto quella della memoria, mentre la pietà per il vivente, nonostante tutto, sembra in grado di abbracciare il bene e il male prima che un giudizio sovrano li separi per sempre. Ad essa Pressburger si attiene con encomiabile coerenza e ne orchestra variazioni tematiche non meno commoventi che profonde.
Sergio Giovine


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