Sin dalla nascita il Premio Strega è stato indice dei gusti letterari degli italiani. I libri premiati, dal 1947 a oggi, raccontano il nostro Paese documentandone la lingua, i cambiamenti, le tradizioni.

I libri proposti dagli Amici della domenica

immagine per Il fattaccio
proposto da:
Aurelio Picca
«Ogni paradosso coincide con il nervo scoperto della verità, allargando o rimpicciolendo i confini congiunti di essa e della immaginazione. Ogni manierismo è una casa di statue dove ci aggiriamo impazienti, o addirittura inquieti. Sabotando questo incipit, potevo con semplicità dire che Antonio Rezza, bucando perfino le lenti di chi è miope al cento per cento, è uno scrittore: paradossale e manierista. In più è moralista da operetta morale super ilarotragica. Ma è ancora meno di niente scrivere del Fattaccio che, da me medesimo, Aurelio Picca, è candidato (perché lo candido) al premio Strega. Il Fattaccio, intanto, è libro di una vita, facile, foneticamente, da far ricordare l’altro romanzaccio di Gadda (Quer pasticciaccio). Per una ragione visiva, olfattiva, di invenzione di una lingua che può declinarsi in pluridialettale. Se Gadda, da via Merulana, non avesse visto i colli Albani e dunque i Castelli, non avrebbe potuto scrivere il suo libro-vita; e così se Antonio Rezza non conoscesse la sabbia grigiastra e ferrosa che da Nettuno (simile alla pelle di molte donne indigene chiamate saracene – vedasi alla voce accoppiamenti con i pirati saraceni, appunto) arriva tra i pini storti dell’Ardeatina fino a Lavinio, non avrebbe potuto immaginare questo inizio da noir, da commissario con i baffi che sulla spiaggia rinviene mammelle recise di donna ma con corpo forse inghiottito dal mare. Rezza scrive un libro unico, introvabile, inconcepibile, delirante, guerresco come un Cecco Angiolieri di ghiaccio, che nel primo pezzo di carne rinvenuta è però nitido come lo Scerbanenco di Ladro contro assassino. Poi il commissario esce di scena e il delirio universale con la lingua italiana che sodomizza i vecchi e l’universo entra in azione totale: avrebbe mandato in estasi Mario Monicelli. Dunque, Il Fattaccio è un fachiro delirante; l’apocalisse delle formiche; Rezza è un entomologo incendiario; un moralista, appunto, che sentenzia sulla carta straccia; “l’orrido vero”; è l’azione del corpo curato e ossessivo di una mummia in vita. Ecco allora le spiagge barbariche di Sergio Citti e il manierismo osceno di Walerian Borowczyk. E molto della fine del mondo ridendo come un vecchio bambino che distrugge le barchette di carta. Dimenticavo: Luigi Pirandello aleggia e va catturato da occhi penetranti.» (A.P.)
immagine per Marie Gulpin
proposto da:
Lorenzo Pavolini
«Esponente di spicco del partito di estrema destra Enfants de la Patrie, Marie Gulpin è la nuova Presidente della Repubblica francese. Impegnata a dimostrare come la pena di morte sia utile e necessaria alla causa dell’umanità – rovesciando la massima di Beccaria – ne ha ottenuto la reintroduzione per referendum, quando era guardasigilli. Ma suo figlio diciottenne, Luigi, viene arrestato, colpevole di aver spinto il tunisino Hadiudi sui binari del metrò, in un gioco criminale chiamato poussez le mannequin. Sarebbe dunque destinato a diventare il primo utente della ripristinata ghigliottina. Ascesa e caduta del populismo in Europa, bastano pochissime pagine del romanzo di Marco Mantello perché i tratti della civiltà occidentale in tutto il suo desiderio di controllo e spirito di potenza indossino i panni dei suoi personaggi, esplodano nei loro dilemmi e nelle ambiguità, a partire dalla inaffidabile narrazione di Cesare, terzo marito di Marie, maschilista, reazionario, leguleio italiano emigrato in Francia. Il romanzo di Marco Mantello inventa la verità del presente da una distanza temporale incalcolabile e attuale. Sul tavolo del lettore brillano gli ingredienti tossici che fondano il nostro ordine, le prassi punitive esercitate dalle forze di polizia europee su specifiche fasce di popolazione e su specifiche aree urbane, il terrorismo internazionale, i sistemi di videosorveglianza, i dibattiti mediatici trasformati in tribunali paralleli, la crisi delle periferie. Echi investigativi alla Sciascia – lo scrittore preferito di Cesare – si fondono a uno stile asettico e freddo, che poi si fa sempre più emotivo, fino a esplodere nella follia della voce narrante. Una follia familiare che diventa nazionale e viceversa, dove il complesso di Edipo si rovescia nella perenne ricerca di vittime colpevoli, al solo fine di salvare sé stessi.» (L.P.)
Le mie icone
proposto da:
Cesare de Seta
«Propongo in piena convinzione e dopo una scrupolosa lettura il volume Le mie icone di Giuseppe Mancusi Barone sul quale non è facile scrivere una sinossi che è esplicita nelle mie poche parole: ne ho apprezzato la chiarezza, la stilistica proprietà di linguaggio e il contenuto delle sue impeccabili intenzioni.» (C.d.S.)
dove la luce
proposto da:
Gad Lerner
«Propongo al Premio Strega il romanzo di Carmen Pellegrino Dove la luce perché mi ha sorpreso la riuscita felicissima di un’impresa che sulla carta avrei creduto pretenziosa: affrontare senza narcisismo ombelicale le dinamiche familiari, l’autocoscienza di una donna nata in un paesino del Sud – non sarà un caso se ormai le scrittrici meridionali fanno da battistrada alla narrativa italiana – intrecciandole con la ricerca storica che resta la seconda attività della scrittrice. Ecco allora, al centro della trama, un’interpretazione femminile, poetica, inedita sul mistero della scomparsa dell’economista Federico Caffè nel 1987; racconto dichiaratamente visionario che rivela però un retroterra di studio approfondito sull’Italia di quegli anni. L’erudito accademico Caffè, che non ha mai voluto ignorare le ripercussioni della sua scienza triste sulla realtà circostante, troverà nell’incontro casuale con un uomo ridotto in miseria, Milo, un esito imprevisto: la catarsi dello scomparire. Ad accompagnarlo in questo percorso finalmente non più solitario verso il nulla sarà la corrispondenza con l’adorata Simone Weil (Adolphine), punto di riferimento esistenziale e filosofico dell’autrice stessa. In definitiva: un romanzo onirico che sa essere al tempo stesso romanzo storico e sociale; plasmato con maestria da una letterata colta senza mai essere distaccata. Proprio come Federico Caffè.» (G.L.)

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29 Febbraio 2024

Venerdì 5 aprile sarà annunciata la dozzina in una conferenza stampa che si terrà presso la Camera di Commercio di Roma nella Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriano

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