Titolo: A cosa servono gli amori infelici
Editore: Playground
Presentazione di Silvia Ballestra, Massimo Raffaeli
Alla vigilia del nuovo millennio, un uomo si ammala e deve subire un delicato intervento chirurgico rinviato per un esame preliminare andato male. Nella lunga attesa decide di non ricevere visite. Preferisce passare il tempo leggendo e prendendo appunti per un ipotetico libro che non ha mai trovato il tempo o la voglia di scrivere. Scrive anche tre lettere fondamentali. A un suo collega d’ufficio. A un sacerdote che lo ha amato e da cui è scappato. A un misterioso personaggio senza nome, una specie di alter ego, vero o inventato, con cui ha creduto di parlare per tutta la vita. In queste tre lettere l’uomo racconta incontri ed eventi fondamentali nella propria esistenza, svela retroscena, e allo stesso tempo riflette sulla storia del proprio paese: il mitico e mancato ’68, il lavoro odiato, le contestazioni al teatro di parola alla fine degli anni Settanta, i desideri fuggiti, gli amori infelici vissuti e suscitati, la rivoluzione tecnologica. Un percorso accidentato, ironico, doloroso accompagnato da un dubbio: “Ho trascurato davvero la parte migliore della vita?”
Desidero proporre agli Amici della Domenica di inserire tra i partecipanti al Premio Strega 2011 il romanzo di Gilberto Severini A cosa servono gli amori infelici, edito da Playground, perché con lingua controllata e precisa, riesce a raccontarci oltre al dramma del protagonista, inseguito da un senso quasi straziante di non appartenenza, anche il dopoguerra italiano: dalle trasmissioni radiofoniche di Corrado alla Dolce vita di Fellini, dal ’68 intravisto alle contestazioni al Teatro di parola. Collegando fra loro i minimi riferimenti storici più che una vicenda individuale si ritrova una parte del sentire di un secolo ormai alle nostre spalle.
Silvia Ballestra
A cosa servono gli amori infelici (Playground) testimonia la piena maturità narrativa di Gilberto Severini. Contaminando romanzo di formazione e romanzo epistolare, i due generi su cui il narratore si è formato, ridisegna il percorso che dai fondali della vita in provincia(educazione cattolica, metafisica della diversità) giunge al riconoscimento di una vocazione artistica impellente e, tuttavia, non meno contrastata. Scritto, come sempre, nello stile che traduce la sua stessa leggerezza in una presa implacabile, A cosa servono gli amori infelici non è tanto il suggello di una parabola d’autore quanto un esempio di etica della letteratura: come tale, se ne propone agli Amici della Domenica l’accoglimento fra le opere partecipanti al Premio Strega 2011.
Massimo Raffaeli