I nostri occhi sporchi di terra

immagine per I nostri occhi sporchi di terra Autore: Dario Buzzolan 
Titolo: I nostri occhi sporchi di terra
Editore: Baldini Castoldi Dalai

Presentazione di Alberto Bevilacqua, Guido Davico Bonino

1945. La guerra è finita, ma nelle città e in montagna si spara ancora. Sono gli ultimi colpi di coda di un orrore che viene da lontano. 1994. Marianna ha ventisette anni ed è appena rientrata a Roma da un lungo viaggio di lavoro intorno al mondo. Un ritorno che è come un brutto risveglio: suo padre, Davide, è scomparso nel Po, a Torino. Pochi giorni prima era stato pubblicamente accusato di avere ucciso un uomo nel giugno del ’45. Davide era un partigiano, la vittima un repubblichino, ma per chi lo incolpa si è trattato di una vendetta personale, di un assassinio a sangue freddo. Marianna non sa quasi nulla del padre, e da tempo non aveva più alcun rapporto con lui: così rimane quasi stupita di sé stessa quando sente, improvviso, il dovere di fare luce sull’episodio.

Il libro di Buzzolan mi pare il felice risultato di una profonda riflessione dell’autore sulla nostra storia repubblicana e sulle idee e sulle tensioni che l’hanno attraversata per più di un cinquantennio. Nel contempo, I nostri occhi sporchi di terra riesce a essere compiuto e sincero diagramma esistenziale di personaggi veri, palpitanti, che in nessun caso appaiono come mere illustrazioni di concetti astratti ma si presentano costantemente come esseri in carne ed ossa, tridimensionali, problematici. Il romanzo riesce così nell’intento di dare vita a una storia che a tratti ha il ritmo del giallo e che, soprattutto, non manca mai di scavare a fondo nell’anima dei suoi protagonisti e del loro mondo.
Alberto Bevilacqua

È questo un libro che si legge con estremo piacere grazie a una scrittura scorrevole e a un’architettura avvincente, e che riesce a condensare in sé temi decisivi della nostra storia recente, proiettandoli come una luce intensa e chiarificatrice sull’oggi. Un romanzo importante, un racconto dolente eppure pieno di speranza dove temi civili, riflessione sull’amore e sulle sue tortuosità, scandaglio esistenziale e affresco storico convivono, in perfetto equilibrio, con un raffinato, consapevole, potente gusto della narrazione.
Guido Davico Bonino


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