Titolo: La vedova, il Santo e il segreto del Pacchero estremo
Editore: Marsilio
Proposto da Cesare De Michelis, Silvio Perrella
Dario Villalta ha due grandi passioni nella vita: le vedove e i maestri del Rinascimento. Finisce invece in un’importante galleria d’arte di Milano, dov’è costretto a vendere opere contemporanee che disprezza, incontrando per di più grandi difficoltà nel reperire l’oggetto della sua stravagante passione amorosa. Per fortuna, a risolvere la situazione, arriva dal Sud la bella e carnale Vera Gallo, vedova e inoltre proprietaria della statua di un santo che risulterà essere una delle due o tre sculture di Andrea Mantegna. Ma non tutto quello che luccica è oro, come il lettore scopre in una girandola di accadimenti che lo fanno imbattere in una galleria di personaggi irresistibili. Una commedia brillante e irriverente che consente di osservare dal di dentro il mondo dell’arte contemporanea, svelandone i segreti, i paradossi e le follie.
Con questo suo ultimo romanzo Gaetano Cappelli – del quale ventuno anni fa pubblicai il libro d’esordio – si conferma come il più acuto interprete del disagio e dell’inquietudine della società odierna specie nella sua declinazione meridionale, che descrive con irriverente e esilarante comicità, rivelandone le interne contraddizioni ma anche gli slanci generosi e persino velleitari.
Cesare De Michelis
Una commedia perfida, umorale e irriverente sui miti, le mode e i vezzi del nostro tempo, che prosegue
il lavoro di un narratore che con sempre più precisione mette a fuoco il suo mondo espressivo. In questo caso, si tratta di una storia che nel suo ilare sviluppo può lasciar tuttavia posto alla tragedia della shoa, alla teodicea e al suo interrogarsi sul male nel mondo, e questo in un flusso ininterrotto d’improvvise espansioni dell’immaginazione che partono da digressioni a prima vista estranee alla radice del racconto per poi, sorprendentemente, ricongiungervisi grazie a una scrittura che nella sua scioltezza e spavalderia offre una singolare esemplificazione della ricchezza e duttilità della nostra lingua.
Silvio Perrella