Titolo: Accanto alla tigre
Editore: Fandango Libri
Presentazione di Diego De Silva, Valeria Parrella
È un normale giorno di scuola per il dodicenne Lorenzo. Sul manuale di storia c’è una foto con una didascalia, sono i cadaveri di Mussolini, Claretta Petacci e alcuni gerarchi in Piazzale Loreto appesi a testa in giù. Tra loro c’è un uomo a torso nudo sulla cui pensilina è scritto Alessandro Pavolini. In quel preciso istante Lorenzo conosce il nonno Alessandro. Per tutta la sua infanzia i genitori gli avevano raccontato che il nonno era stato un aviere morto in guerra, ed era invece il più spietato e crudele ministro del Fascismo, colui che costituì le sanguinose Brigate Nere e si rese autore di alcune delle più efferate azioni contro partigiani e semplici civili, il Goebbels italiano che ancora oggi viene celebrato da nostalgici come l’unico fascista vero. Lorenzo Pavolini più di trent’anni dopo quell’evento traumatico ricostruisce una storia fatta di reticenze, conflitti e timori riguardo il rapporto tra lui, la famiglia e l’eredità pesante di quel cognome. Un romanzo di memorie e passione che attraversa l’Italia di questi anni dove ancora la notte giovani mani scrivono sui muri la scritta “Pavolini Eroe” e le frasi celebri del Ministro nero sono gli slogan di nuovi inquietanti estremismi.
Di storie di nonni (preferibilmente buoni e saggi), in questi ultimi anni soprattutto, ne abbiamo lette parecchie. Ma nessuno, almeno in Italia, s’era ancora cimentato nel racconto di un nonno ingombrante, di quelli che non è facile ricordare; tanto che sulla sua vita, e soprattutto sulla sua morte, in casa si è sempre detto molto poco, e nemmeno la verità. Lorenzo Pavolini – forse perché nessuno, appunto, gli aveva raccontato quella storia, – l’ha fatto: questo suo personalissimo libro è il diario, necessario e indiscreto, della ricostruzione autodidatta di un’identità.
Diego De Silva
Accanto alla Tigre di Lorenzo Pavolini si propone di essere, e ci riesce, il suo libro più importante. Lo è per due ragioni. Una è quella personalissima dell’autore in quanto voce narrante, ma anche dell’autore in quanto persona esistente. Ciò che dà l’avvio alla fabula: un bambino al quale hanno raccontato che suo nonno paterno era morto come eroe di guerra, scopre che questo stesso nonno era ministro di Mussolini tra i più efferati! L’altra ragione è che Pavolini scrittore non può più fare a meno di evitare queste “strade”. E neanche il lettore, visto che con abilità ci si trova nell’ambito della “grande storia”. Che presa di lato, di sghembo, assume un colore diverso da quello che abbiamo trovato sui libri. Elegante e commovente.
Valeria Parrella