Titolo: Hanno tutti ragione
Editore: Feltrinelli
Presentazione di Angelo Guglielmi, Dacia Maraini
Tony Pagoda è un cantante melodico con tanto passato alle spalle. La sua è stata la scena di un’Italia florida e sgangheratamente felice, fra Napoli, Capri, e il mondo. È stato tutto molto facile e tutto all’insegna del successo. Ha avuto il talento, i soldi, le donne. E inoltre ha incontrato personaggi straordinari e miserabili, maestri e compagni di strada. Da tutti ha saputo imparare e ora è come se una sfrenata, esuberante saggezza si sprigionasse da lui senza fatica. Ne ha per tutti e, come un Falstaff contemporaneo, svela con comica ebbrezza di cosa è fatta la sostanza degli uomini, di quelli che vincono e di quelli che perdono. Quando la vita comincia a complicarsi, quando la scena muta, Tony Pagoda sa che è venuto il tempo di cambiare. Una sterzata netta. Andarsene. Sparire. Cercare il silenzio. Fa una breve tournée in Brasile e decide di restarci, prima a Rio, poi a Manaus, coronato da una nuova libertà e ossessionato dagli scarafaggi. Ma per Tony Pagoda, picaro senza confini, non è finita. Dopo diciotto anni di umido esilio amazzonico qualcuno è pronto a firmare un assegno stratosferico perché torni in Italia. C’è ancora una vita che lo aspetta.
È un romanzo ricco di suspence. Ma l’asprezza della forma linguistica e insomma quell’effetto di cumulo e di linguaggio ammucchiato a cos’altro serve se non a dare visibilità ai fatti che il lettore vede prima di leggere? La lettura segue… segue un prima che si manifesta con l’accensione dell’immagine. Letteratura e cinema qui si accordano per dare un significato alto, di irriducibile evidenza, non solo alla miseria sociale e morale dell’attualità alla quale apparteniamo ma anche all’ineluttabilità della nostra pena di cui la responsabilità va oltre la nostra viltà. Il rischio era che prevalesse il tono noioso della denuncia: il cinema è corso in aiuto per evitarlo. Il rischio era che ne deviasse il tiro l’eccesso di vistosità (fastoso vedere): la parola della letteratura si è messa a disposizione per impedirlo.
Angelo Guglielmi
Un personaggio dal prorompente vitalismo, sullo sfondo di una Napoli livida, degradata, senza riscatto. La vita brillante di Tony Pagoda, cantante napoletano di successo, che si muove tra Napoli, Capri e il mondo, appare sregolata ed eccessiva. Hanno tutti ragione assume quindi i tratti della denuncia gridata con un linguaggio che usa tutti i toni che vanno dall’ironia cattiva, al grottesco, al grand-guignol. Lo sguardo dello scrittore sul degrado sociale e morale di un paese rivela la continuità con lo sguardo del regista, uno sguardo inconfondibile. Un linguaggio originale che utilizza anche culture e sottoculture napoletane, usato con grande libertà inventiva, in modo sperimentale e spesso sferzante e spericolato.
Dacia Maraini