Titolo: La casa
Editore: Elliot
Presentazione di Fulvio Abbate, Paolo Giordano
A Petronà, un freddo e screpolato solco della Calabria, vive la famiglia Manfredi: il padre Anselmo e la madre Lia, le quattro figlie Maria, Pina, Mina e Aurora, e l’unico figlio maschio Benio. La casa è il teatro delle loro storie, un teatro costruito per vivere ma anche per nascondere, un palco “fragile e ballante” fatto di nascite, morti, riti, preghiere, petrosi silenzi e baraonde domestiche, di parole strane e fantasiose che rotolano veloci dalle bocche, di un Sud che sembra immaginato ma che in realtà è verissimo. Con una scrittura vitale e sorprendente, inzuppata di un dialetto che prende l’energia di una lingua nuova, Angela Bubba racconta in modo epico e poetico la storia di una famiglia spassosa e infernale, piena di uomini scriteriati e molli, di donne antiche e virili, primordialmente femminili, che arrivano da un passato favoloso come attraverso una seduta spiritica.
La casa è un romanzo di formazione, di rivelazione. Così come è un romanzo d’invenzione. Della memoria e della lingua, un corredo di ricordi che Angela Bubba ha ritenuto di salvare, custodire, proteggere dalla cancellazione. Pochi istanti prima che ogni cosa svanisse appunto nella consapevolezza e nel disincanto dell’età adulta, quando gli acidi della chiarezza assoluta cancellano il dono della “reverie”. Il racconto de La casa porta in sé una luce particolare, come fosse un’opera già matura, nutrita dalla visione, dalla rivelazione di un talento. Naturale. In progress. Inesauribile, in prospettiva.
Fulvio Abbate
Angela Bubba è nata nel 1989 e scrive con la compostezza e l’incisività di chi ha alle spalle una intera raccolta di romanzi. Ha da gestire una decina di personaggi, tutti insieme, nello spazio angusto della Casa e quelli sono irrequieti come “satanassi”: berciano, saltano, sgusciano fra le gambe, si nascondono dentro gli armadi. Eppure nessuno le è mai d’intralcio e nessuno le sfugge: con un buffetto a uno e un pizzico all’altro, li tiene a bada tutti e non li stuzzica mai più di quanto sia necessario a farli capire, a farli arrivare. Una baraonda di umanità, che si agita fra polle da spennare, merletti pronti per il corredo e sedie malconce.Ma la Casa è soprattutto abitata di parole. Parole antiche, incastrate in un angolo brutto e polveroso della Calabria, che Angela Bubba ha raccolto e catalogato come conchiglie rare. Nella Casa gli occhi “guatano”, le bocche “si azzittano”, i cuscini sono “stepiditi”, la donna pare talvolta una “zacheca”, mentre l’uomo ha “sangue smargiasso”. «Combatti con questa lingua maleducata – sembra ordinare Angela – e ti prometto che, fra un attimo, sarà la tua.» Angela Bubba non è una rivelazione. No. È più probabile che Angela Bubba sia una reincarnazione. Benvenuti nella sua Casa.
Paolo Giordano